Con un lungo intervento pubblicato su Caccia +, Osvaldo Veneziano fa il punto sulla situazione venutasi a creare dopo l'approvazione della Comunitaria, frutto di un accordo che ha recepito le norme europee ma scontentato i cacciatori e gli stessi ambientalisti, che, non pienamente soddisfatti, daranno ora battaglia alle Regioni – dice lui - sui calendari venatori.
Per Veneziano affidare alla politica le aspettative della caccia è stata una mossa fallimentare ed occorre ragionare sul cosa fare per “non continuare ad essere strumentalizzati”. “Serve continuare a delegare ad alcuni parlamentari sedicenti amici le trattative o dobbiamo avere l’ambizione di trattare con i Gruppi politici nella loro interezza come hanno fatto in Francia?” domanda Veneziano, che sottolinea la necessità di fare i conti con le evoluzioni della societ�ed affrontare con nuove attente valutazioni il rapporto uomo, animale, natura, ambiente.
“Se il terreno del confronto culturale è quello della ruralità – sostiene il Presidente di Arcicaccia - il primo salto di qualità che dobbiamo fare è quello della rappresentanza: i cacciatori non sono il tutto, ma una parte della caccia”. Veneziano pensa come necessaria l'unione con Atc, Ca, Aziende Faunistiche e Zone di Ripopolamento e Cattura. “La forza contrattuale, culturale, politica, sociale degli enti gestori è assai di più delle associazioni venatorie che pure già giustamente collaborano e si uniscono nelle Regioni, nelle Province, negli ambiti” puntualizza Veneziano. Un'alleanza che, per il leader di Arcicaccia permetterebbe di aprire una vera discussione anche nell'ambientalismo, quello che conta, il quale di fronte ad una proposta di interlocuzione unitaria, si troverebbe costretto a scegliere tra gestione e fondamentalismo.
Questa novità, secondo Veneziano apre la porta ad una “caccia sociale” trasversale alla politica. Sempre che su Atc e Ca si stabiliscano precise responsabilità e si snelliscano pratiche burocratiche.
I presidenti di ATC dovrebbero per esempio “pagare i danni di ripopolamenti inutili, fornire bilanci, far conoscere quanti animali cacciati a fronte di quanti comprati (mai più speriamo), documentare gli investimenti per ripristini ambientali finalizzati anche alla presenza di avifauna migratrice, avere trasparenza sui danni” scrive Veneziano.