Alla luce delle troppe dichiarazioni, spesso demagogiche e non avvalorate dalle dovute conoscenze scientifiche e faunistiche, Federcaccia Umbria richiama all'importanza di tenere in dovuta considerazione tutte le regole, regionali, nazionali ed europee (a cominciare dal recepimento corretto della direttiva comunitaria, di recente emanazione (vedasi articolo 42 della 157/92), proseguendo con l’applicazione di quanto previsto dalla 157/92, che vincola nell’articolo 18 nei tempi e nei modi alcune forme di caccia, fermo restando il fatto che le Regioni hanno facoltà di deroga in alcuni casi. Il tutto senza dimenticare l’importanza degli accordi interregionali per la mobilità venatoria dei cacciatori umbri), e lancia la propria proposta per il calendario venatorio.
Tra le richieste spicca la preapertura al maggior numero di specie cacciabili, tra le quali la Tortora, il Colombaccio, gli Anatidi, la Quaglia con il cane da ferma o da cerca, lo Storno e tutte le specie opportuniste (per le restanti specie si apre alla terza domenica di settembre, come prescritto dalla legge quadro nazionale). Qualora dovesse malauguratamente saltare la preapertura, Federcaccia chiede in maniera tassativa l’apertura generale al maggior numero di specie possibili, anche stanziali. Fa ovviamente eccezione il Cinghiale, per il quale la stagione venatoria comincia il primo ottobre e si chiude il 31 dicembre, a meno di modifiche da parte delle Province.
Inoltre si chiede l’anticipo di una settimana dell’addestramento dei cani, e l’inserimento della possibilità di addestrare dal primo settembre anche nelle zone a protezione speciale, attività che non crea disturbo alcuno alla selvaggina ma anzi la scaltrisce. Riguardo al cinghiale, si ribadiscono le forme di caccia singola (migliorabile normativamente) e la braccata, rimarcando l'insostituibilità della funzione gestionale delle squadre. Altri metodi, secondo l'associazione venatoria non sono praticabili, poiché mancando l’individuazione di zone specifiche per il loro esercizio si andrebbero necessariamente a sovrapporre alle altre forme di caccia, con indubbie ripercussioni nel corretto e sano svolgimento dell’attività venatoria.