Nel corso di un dibattito organizzato domenica scorsa al Capetav di Bastia Umbra, il sen. Franco Orsi era atteso dai molti cacciatori umbri presenti che attendevano notizie sull'iter parlamentare della riforma della legge sulla caccia.
Con la schiettezza che sempre lo contraddistingue, Orsi, mettendo in guardia dai tanti terreni minati della politica, ha chiarito che per il momento al Senato, prima che si torni a parlare di 157 si dovranno esaurire le discussioni su altri due provvedimenti all'ordine del giorno, che in parte riguardano anche la caccia.
Quello relativo alla legge sugli animali d'affezione (che interessa i cacciatori, per il suo impianto animalista e in particolare per la questione relativa al taglio della coda, previsto dagli standard di alcune razze da caccia. Sembra che l'articolo che lo disciplina verrà stralciato dal testo della legge) e quello che tratta la direttiva europea sulle armi (ma almeno per quanto attiene alle armi da caccia, i vincoli burocratici dovrebbero essere ridotti al minimo). Sulle armi sarà presto all'ordine del giorno anche il DDL Adamo, che pone vincoli seri alla normativa sul Porto d'armi. L'auspicio è quello di limitarne i danni.
Sulla riforma della 157, che ripartirà in commissione ambiente solo a conclusione di questi due dibattimenti, Orsi auspica il recupero del tempo perduto, ma – anche alla luce dei risultati della Comunitaria – invita ad evitare attese esagerate. Sulla mobilità ha tenuto a far presente che, a volte, certi blocchi alla mobilità sono frutto di egoismi localistico-venatori. Bisogna comunque tener conto che si andrà sempre di più verso calendari ordinati in funzione di aperture e chiusure specie per specie. Il modello toscano, ma anche quello emiliano, sono quelli a cui si farà sempre maggior riferimento. E inoltre, buone opportunità, soprattutto per consolidare il rapporto di collaborazione con gli agricoltori , si potranno individuare nell'allevamento di selvaggina, per favorire il pronta-caccia e l'attività cinofila soprattutto col cane da ferma.
Al dibattito, fra i numerosi intervenuti, si sono segnalati in particolare le rappresentanze nazionali di Federcaccia (Dall'Olio: la Comunitaria è stato un disastro; facciamo rapidamente la riforma, con un occhio di particolare riguardo alle legittime richieste dei cacciatori di migratoria) e Anuu Migratoristi (Castellani: bisogna tener conto delle opportunità offerte dal ruolo multifunzionale dell'agricoltura; dobbiamo richiedere maggiore rispetto di ciò che prevedono anche per la caccia italiana le norme comunitarie).
Ha chiuso il lavori Stefano Masini della Coldiretti Nazionale: occorre recuperare – ha detto - quella reputazione nei confronti dell'opinione pubblica che la caccia ha in gran parte perduto. Oggi prevalgono le tesi animaliste. C'è da preoccuparsi che presto qualcuno lanci una campagna per proibire sulle tavole anche il consumo di....capponi, per evitare problemi (psicologici?) ai polli.
Le leggi vengono prodotte solo se si ottiene una larga condivisione; in Parlamento, ma soprattutto nel paese. Gli ATC sono uno buon strumento di gestione dove si deve trovare la sintesi fra cacciatori, agricoltori e ambientalisti. Bisogna investire di più nella ricerca anche per prevenire i danni all'agricoltura. E' indispensabile una maggiore trasparenza, per capire dove vanno a finire i soldi della caccia e soprattutto come vengono spesi. Il vero problema della caccia, oltre al recupero di un divario fra ciò che è e ciò che appare (dovuto a un problema di scarso collegamento con la società e di incapacità di trasmettere i valori positivi che racchiude il nostro mondo), è quello di creare attrazione nei confronti delle nuove generazioni. Al momento, sono poco più del 5% i cacciatori che hanno un'età fra i sedici e i trent'anni.
E solo questo basterebbe a farci capire che ci dobbiamo dare da fare, senza disperderci in mille distinguo e altrettanti punti di vista.