Franco Perco, neo direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, esperto faunistico e nome già noto all'interno del mondo venatorio italiano, in una intervista rilasciata alla rivista Caccia & Tiro n° 12 e pubblicata in anteprima dal sito Spoleto On line, spiega le priorità della sua gestione, che sarà la prima portata avanti da un cacciatore. Perco intende puntare soprattutto su due punti: contatto con la popolazione e le amministrazioni locali e gestione faunistica. Altra quuestione sarà poi la valorizzazione del turismo di qualità.
Tra le attività che potranno essere attivate c'è quella della cinofilia da ferma, a patto però che si parta con una collaborazione tra il parco e i cinofili. “Occorre discutere sui periodi, le zone, i metodi di esercizio ecc, e valutare insieme il tutto – dichiara Perco”. “Cioè – spiega ancora - la cinofilia addirittura serve al Parco: si tratta soltanto di organizzarsi con dei metodi tecnicamente e culturalmente corretti".
Riguardo alla gestione faunistica, fondamentale sarà attivare nuovi sistemi per realizzare i censimenti. "Il patrimonio della nostra avifauna – osserva il direttore - non ci è ancora noto, poiché come Parco soffriamo la mancanza di notizie attuali e, quindi, anche di prospettive per il futuro. I galliformi sono in crisi su tutto l'Appennino, ma questo non significa certo che il Parco debba arrendersi: tutt'altro. Il primo sforzo da compiere è conoscere nel dettaglio la situazione, poi vedremo il da farsi. Ecco perché la cinofilia non solo è sostenibile, ma in questo caso necessaria o quantomeno auspicabile".
Il nuovo direttore ha intenzione di distaccarsi dalle logiche “anchilosate” tipiche in altri parchi. Occorre pertanto soddisfare tutte le esigenze peculiari di ogni gruppo di persone che con il parco ha a che fare. “Non si deve più concedere – spiega Perco - ma coinvolgere ognuno nella gestione conservativa del Parco. In altre parole, creare degli alleati è il solo modo per uscire dalla ‘cittadella assediata'. E poi, soprattutto, bisogna interfacciarsi con l'esterno, perché il Parco visto come un baluardo da difendere disinteressandosi del fuori è, a mio avviso, un concetto sbagliato. Il Parco deve essere un insieme coordinato di egoismi ecocompatibili. Chiunque manifesta interesse verso un'attività da svolgere all'interno del Parco non riceverà mai un ‘no' aprioristico: sarà ascoltato, gli verrà chiesto qualcosa in cambio e si troverà insieme una soluzione che soddisfi tutti gli interessati. Il Parco deve avere delle orecchie enormi, e usarle bene come fa il capriolo".