La bozza del calendario venatorio regionale, preadottata dalla Regione Umbria, viene contestata dalla Federcaccia regionale che basandosi su quanto appreso dai giornali locali, avanza alcune osservazioni e richieste. Anzitutto sulla preapertura con la precisazione che la mancata richiesta da parte della Federcaccia di aprire ai primi giorni di settembre ad un maggior numero di specie, è da ascriversi all'interpretazione dell'attuale normativa nazionale che prevede l'apertura alla stanziale solo dalla terza domenica di settembre (articolo 42 della Comunitaria).
La proposta di Fidc Umbria si è riferita quindi alla tortora, al colombaccio, alle altre specie dello scorso calendario e alla quaglia con il cane da ferma (con limiti di orario fino alle 12 e limiti logistici lasciati alla decisione degli Atc per le aree non vocate). “Consentendo la caccia alla quaglia – si legge in una nota dell'associazione - otterremmo quella maggiore dispersione dei cacciatori sul territorio, evitando pressioni eccessive sulla tortora e il colombaccio, e senza creare a nostro avviso particolari problemi nemmeno sotto l’aspetto normativo”.
La scelta della giunta di escludere la quaglia (cacciabile secondo la legge nazionale già dalla terza domenica di settembre) non è comprensibile secondo Federcaccia, visto che si sarebbe operata una forzatura normativa per consentire di cacciare dal primo settembre il colombaccio, specie indicata come cacciabile addirittura dal primo novembre dalla comunitaria.
Criticata anche la data di apertura per il cinghiale. “Non comprendiamo – scrive Federcaccia - perché si debba partire dal primo di novembre dando alle province la possibilità di anticiparne l’apertura al 2 ottobre. In realtà la 157/92 articolo 18 comma d), prevede che si possa aprire la caccia al cinghiale il primo ottobre o il primo novembre. Chiediamo pertanto che la Regione fissi l’apertura al cinghiale al primo ottobre, dando poi – questo sì – facoltà alle Province di posticiparla eventualmente al primo novembre”.