Dopo una gavetta di successo nelle trasmissioni televisive per ragazzi, negli ultimi 4 anni è stato il volto di punta di Linea Verde, il tradizionale appuntamento domenicale di RaiUno dedicato al mondo agricolo e alle tradizioni rurali del nostro paese. Massimiliano Ossini, 32 anni, romano, ormai animale televisivo fra i più noti e apprezzati è riuscito a mettere d'accordo tutti: casalinghe, agricoltori, ambientalisti e cacciatori.
Ha conquistato la fiducia dei suoi telespettatori e portato avanti le ragioni del mondo agricolo e dei loro problemi su tutto il territorio italiano, tanto che alla notizia della sua sostituzione a Linea Verde, ha ricevuto sostegni da ogni parte. Particolarmente amato dai cacciatori dopo il suo intervento alla trasmissione Porta a Porta dedicata alla caccia, BigHunter è andato direttamente alla fonte per scoprire come mai, quando tutti parlano di caccia senza saperne nulla, c'è un famoso personaggio televisivo che se ne intende. E' stata davvero una piacevole sorpresa.
“Il fatto è - dice Ossini - che sono cresciuto in campagna, alle porte di Roma, quando ancora la città non si era sviluppata ai livelli di oggi. Un'esperienza fantastica. Spesso, in montagna, dove i miei avevano una casa, arrivando in macchina con mio padre, di notte, ci fermavamo a fari spenti per la strada per osservare il via vai di animali selvatici che vivevano là intorno. Puntualmente arrivavano volpi, daini, caprioli. Le volpi le ricordo bene, perchè ce n'era una che stava sempre attorno al nostro garage. Una volta addirittura mio padre l'ha chiusa dentro senza accorgersene. Ovviamente l'abbiamo subito liberata.”
Inevitabile, quindi, un approccio più serio, più consapevole alla questione caccia. Chi nasce e cresce in campagna sa di cosa si tratta. Sa che la natura non è solo meraviglia, ma anche dramma. E' per questo che il Massimiliano che entra nelle case degli italiani all'ora del pranzo domenicale è più attrezzato culturalmente. E in ogni caso più informato.
“Non sono contrario alla caccia – dice. -
La caccia c'è sempre stata, fa parte dell'uomo. In più, girando in lungo e in largo lo stivale, nelle campagne, in questi anni
ho visto che i veri cacciatori sono coloro che amano l'ambiente e la natura, che hanno rispetto per gli animali, li conoscono bene, e sono i primi a salvaguardare le varie specie. Penso poi che in Italia si faccia
troppa confusione tra la figura del bracconiere e quella del vero cacciatore. Troppo spesso sentiamo dire per esempio che ci sono cacciatori che sparano ai rapaci. Ma quelli non sono cacciatori! “
Ma non basta, il simpatico Ossini ha avuto anche esperienze dirette.
“Una volta – racconta – sono stato partecipe di una battuta di caccia in botte, nelle Valli di Comacchio. Un'esperienza bellissima. Ci eravamo alzati alle 4 della mattina, eravamo stati prima con la forestale a ripulire tutti i canali, poi a preparare le botti. La giornata non è stata proficua dal punto di vista venatorio. Siamo rimasti in mezzo alla natura incontaminata tutto il giorno, alla fine senza riuscire a prendere nulla. E' stato lì che ho capito veramente la filosofia del cacciatore. Sparare e portare a casa la selvaggina conta relativamente, l'importante è ciò che fa parte di quel mondo: l'armonia con le altre persone, la conoscenza diretta di ogni pianta, ogni animale, ogni rumore, ogni suono della natura. I mille richiami degli animali selvatici. Vivendola da vicino mi sono reso conto che la caccia è una bellissima realtà e spero vivamente che questa passione aumenti e grazie alla caccia e ai cacciatori si torni sempre di più a parlare di animali e di natura”.
Ma allora, gli chiediamo noi di BigHunter, come mai la gente ha quest'immagine negativa della caccia. Perchè giornali e televisione ci descrivono come una categoria di assatanati?
“Il fatto è – ci rincuora - che se ne parla poco e quasi sempre a sproposito. La caccia viene associata ad un'attività sanguinaria, al divertimento di uccidere ma in realtà non è affatto così. Se la gente si prendesse l'impegno almeno una volta di conoscere da vicino i cacciatori, si renderebbe conto che sono loro che tengono puliti i nostri boschi, che è grazie a loro che si conservano in buono stato gran parte delle campagne abbandonate dall'agricoltura. Senza di loro rischiamo che il bosco avanzi in malo modo, che spariscano i sentieri e che la fauna selvatica cresca in modo smisurato, visto che non ci sono abbastanza predatori (a causa della diminuzione degli habitat naturali) per tenere sotto controllo cinghiali, daini e cervi. Una reputazione, quella dei cacciatori, che mi fa venire in mente gli squali, considerati spietati assassini, mangiatori di uomini. Una fama ormai rimasta nell'immaginario collettivo a causa dei famosi film: Lo Squalo, Lo Squalo 2, Lo Squalo 3. Hanno evidentemente condizionato l'opinione pubblica. In realtà sono rarissimi i casi in cui uno squalo abbia attaccato l'uomo. Molti meno dei cani che hanno ucciso, tanto per restare alla penosa attualità dei branchi di cani randagi che imperversano in diverse parti della nostra penisola.”
Quindi, un'esperienza quella di Massimiliano, che porta a ritenere che i cacciatori sono importanti per la gestione e la salvaguardia del territorio e del patrimonio faunistico. Ma ci sono differenze di approccio fra cacciatori e ambientalisti rispetto ai problemi del territorio?
“A mio avviso - non esita a rispondere –
anche la caccia contribuisce a far sì che l'ambiente naturale possa avere un futuro. Io credo che il mondo della caccia rappresenti un importante componente per la tutela della fauna e del territorio. Il movimento ambientalista italiano spesso dimostra di avere troppi pregiudizi. Spesso, gli ambientalisti, rispetto al problema della conservazione dicono di no a priori. Anch'io sono cresciuto col mito di bamby, quindi l'idea di uccidere un daino mi dispiace. (Anche se - lo dico per inciso -
non disdegno di mangiare carne, anche di selvaggina. Ricordo con piacere di aver gustato recentemente nelle Marche delle quaglie arroste veramente deliziose). Se ci ragiono,
non trovo tutto questo molto diverso dall'uccidere un manzo e mangiarne la carne. Da piccolo sono cresciuto con mucche e vitelli, animali che ho sempre amato. Non condivido i metodi applicati negli allevamenti intensivi. Molto spesso ci si attacca a cose meno problematiche (come la caccia), senza occuparsi di situazioni in cui gli animali stanno veramente male. Alla fine il cacciatore mangia anche quello che caccia, come anche il pescatore”.
Ma come possiamo far sì che questo modo di pensare e una visione più realistica del fenomeno caccia, possa essere reso capibile dalla gente e in particolare delle giovani generazioni, sempre più portate a vivere e concepire una natura “virtuale”?
“Portando i bambini fuori, in campagna, in mezzo alla natura. Io - spiega Ossini - le mie bambine le porto spesso per i campi, anche con mio cognato che è un super appassionato anche di caccia. Portarli fuori è importante per fargli avere un primo contatto reale con la natura e con gli animali. Insegnare loro come vivono, dove fanno il nido, come si comportano. Un primo passo che oggi purtroppo manca. E un cacciatore è sicuramente uno dei migliori maestri per educare alla natura. Oggi la maggior parte dei bambini non ha avuto contatti nemmeno con gli animali da cortile".
"E la situazione -continua - diventa sempre più grave, la mancanza di questi rapporti forma delle nuove generazioni ignare di tutto questo, proprio perchè non c'è più il contatto materiale con le cose più semplici della vita degli animali.. I bambini di oggi non sanno niente di come funziona il mondo della natura. Nella mia esperienza, devo dire invece che con i cacciatori, con un cacciatore che ti fa da guida, questo è possibile".
"Fra i cacciatori - spiega ancora - ho trovato tante persone straordinarie. Umane. Anche in questa mia esperienza con Linea Verde, soprattutto in questi giorni, ho avuto eccezionali dimostrazioni di stima e simpatia da questo mondo. Anche grazie alla sensibilizzazione di BigHunter, ho ricevute testimonianze molto gratificanti. Non mi aspettavo così tanta solidarietà da parte del mondo venatorio, così come da parte del mondo agricolo e dalle tante persone comuni, che mi hanno sostenuto inviando migliaia di email. Questo è un riconoscimento importante, vuol dire che con Linea Verde abbiamo lavorato bene e che ora ne stiamo raccogliendo i frutti. La gente ha voglia di un ritorno alle cose semplici, genuine, vuole conoscere il nostro territorio e forse si è accorta che io non ho preconcetti. Descrivo la realtà della campagna così com'è.”
E sulla legge? A Porta a Porta abbiamo assistito a uno
scontro più sul piano ideologico che su quello concreto. Chi criticava le proposte di riforma della legge sulla caccia, dimostrava spesso di non sapere neanche di cosa parlava. Allora? C'è modo una volta per tutte di richiamare mondo della politica e opinione pubblica ad affrontare il problema senza pregiudizi? E quale sarebbe la giusta misura?, la soluzione?
“Una buona legge sulla caccia - risponde - dovrebbe tenere conto delle diverse realtà nelle singole regioni, a cui secondo me devono andare le competenze territoriali in fatto di gestione della fauna. Dovrebbe essere ogni regione a decidere quando e come cacciare, sulla base dei problemi e delle esigenze faunistiche legate al territorio. Ovviamente il Governo nazionale nel suo insieme deve porsi come super partes e coordinare un po' tutto. I cacciatori d'altronde dovrebbero farsi conoscere meglio, per dimostrare all'esterno quanto sono importanti per la salvaguardia della fauna e del territorio. Io so che fanno molto. Dovrebbero loro stessi essere promotori di ciò che fanno”.
E agli ambientalisti cosa si potrebbe suggerire per favorire una maggiore comprensione anche dei problemi che a loro stanno più a cuore?
“Semplicemente – conclude con decisione il nostro Massimiliano – suggerirei di passare un po' di tempo con chi pratica l'arte venatoria e uscire un po' con loro. Ne avrebbero da imparare.”
GI. CF.
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