Le associazioni venatorie regionali umbre, ad eccezione di Arcicaccia, chiedono al presidente della Giunta, all'assessore regionale alla Caccia e al Presidente della III Commissione, di rivedere il divieto di caccia alla starna stabilito per i 12 comuni compresi nell'Atc Perugia 1.
A sostegno di tale richiesta le associazioni fanno notare che la scelta delle località vincolate andrebbe attuata secondo criteri tecnici (individuazione preventiva dei territori interessati, scelta oculata dei riproduttori, miglioramenti ambientali preventivi, scelta dei siti di lancio della specie, bassa o nulla bassa o nulla meccanizzazione agricola nei siti prescelti; scarso o uso nullo di concimi chimici; non uso di pesticidi, diserbanti e insetticidi; diversificazione delle colture con privilegio delle cerealicole; ridotta estensione di una stessa coltura con presenza di siepi, fossati alberi da viti ecc.; ridotta presenza di fauna opportunista predatrice, in particolare corvidi e volpi) e che “nei territori dei comuni gravati da “divieto di caccia” sono state effettuate, nel periodo febbraio-marzo 2010 e in base ad un Piano sostanzialmente invariato da anni, ingenti operazioni di ripopolamento da parte dell’A.T.C. Perugia 1 con ben 666 capi di Starna provenienti da allevamento (presumibilmente non selezionati ai fini del progetto) e attualmente sono in corso prove cinofile su territorio libero a fini di ripopolamento (territori scelti solo in funzione delle necessità cinofile), che comporteranno un’ ulteriore immissione “estiva” di non meno di 700 capi di Starna, da definire in gergo pronta caccia”.
Le Associazioni Fidc, Anlc, Enalcaccia, Anuu Migratoristi, si dichiarano favorevoli a un progetto condiviso di recupero della specie, come per altro sostenuto unitariamente sia in sede di Consulta Faunistico-Venatoria Regionale che in sede di Audizione con la III Commissione Consiliare Permanente della Regione, che privilegi però la scelta preventiva e oculata di territori idonei protetti (Demanio Statale e Regionale, Parchi e Oasi naturali, Zone Ripopolamento e Cattura scelte in base alla vocazione territoriale per la specie, Fondi Chiusi significativi per estensione) ma non preceduto da generici “divieti” in territorio libero e si dichiarano disponibili ad un incontro per illustrare il contenuto del progetto alla regione, a condizione che abbia un valido supporto tecnico – scientifico e finanziamenti certi da parte delle istituzioni.