“Buona parte del ricorso si è basato su
inadempienze o mancate applicazione di direttive da parte della Regione, Assessorati delle Risorse Agricole e del territorio. Inadempienze che risalgono oramai a più anni e che sistematicamente, alla pubblicazione di ogni calendario venatorio,
mettono gli ambientalisti nelle condizioni di articolare ricorsi che puntualmente sono accettati dal TAR, con conseguenti penalizzazioni per i cacciatori siciliani che chiedono soltanto di esercitare un loro diritto nell’ambito di previsioni normative europee, nazionali e regionali disattese dalla stessa Amministrazione Pubblica”.
Dopo la sentenza del Tar di Palermo sul calendario venatorio, la Federcaccia siciliana ricorda i gravi danni che ancora una volta si trovano a dover subire i cacciatori che hanno già pagato ingenti tasse per il rinnovo del porto d'armi e programmato le ferie in funzione dei periodi utili per esercitare la propria passione, ma che colpiscono anche armieri, assicuratori, allevatori e gli altri operatori.
In attesa di decidere il da farsi sentito l'assessorato regionale, Fidc Sicilia avanza due ipotesi: un nuovo calendario che superi i rilievi del Tar, o il ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa. Esiste poi una terza strada per la Federcaccia regionale: “quella di denunciare le omissioni dell’Assessorato per le risorse agricole e alimentari che non riesce ad approvare il Piano Regionale Faunistico (approvato in via provvisoria nel 2006), causa di buona parte dei rilievi, e dell’Assessorato Territorio ed ambiente per l’approvazione delle misure di conservazione per i Siti Natura 2000, non conosciuto dalla stessa Legambiente e dalle altre Associazioni e comunque utilizzato per la richiesta di sospensiva (in nessuna Regione d’Italia la caccia è vietata nei Siti Natura 2000 solo per principio, né lo prevede la stessa Direttiva Europea)".