L’Associazione Italiana per la Wilderness, che insieme al Comitato per la Salvaguardia dell’Ambiente Naturale delle Valli Bormida fu artegice del primo nucleo della Riserva dell'Adelasia e promotrice del successivo acquisto da parte della Regione e della conseguente costituzione della Riserva Naturale Regionale, accoglie con favore il decreto regionale che consente la caccia all'interno dell'area.
A sostegno di questa posizione, in netto contrasto con le polemiche avanzate dall'Enpa savonese, l'associazione ambientalista porta 4 ragioni: la necessità i contenere la crescita esagerata dei cinghiali che finirebbero per arrecare danni insostenibili per i coltivatori, soprattutto in considerazione della vastità del territorio (1.200 ettari); la necessità di ridurre una specie ibridata con il maiale domestico in contrasto con l'equilibrio della biodiversità della riserva; il rispetto dell'originaria impostazione della riserva, costituita anche grazie all'assenso dei cacciatori locali impegnati nella difesa dell'ambiente, con la promessa da parte degli amministratori che si sarebbe potuta praticare un certo tipo di caccia; il fatto che l'autorizzazione della caccia è basata proprio su quanto prevede la legge istitutiva della Riserva, che legittima questa possibilità.
In merito a quanto anche proposto dalla Coldiretti, sulla possibilità di dividere la Riserva in settori aperti alla caccia e settori chiusi, Franco Zunino, segretario generale dell'associazione, fa notare che l'AIW “ha da qualche tempo presentato alla Provincia di Savona un dettagliato Piano di gestione che, se adottato dalle autorità politiche, consentirebbe la costituzione di una Riserva naturalistica assolutamente chiusa alla caccia e di alcune Aree Wilderness che pur anch’esse severamente protette dal punto di vista ambientale, restino aperte ad alcune forme di pratiche venatorie, come quella al cinghiale”.