Dalla parte degli animali, leit motiv della rivista bimestrale Charta di Fare Futuro è in estrema sintesi l'emblema di una corrente di pensiero, per lo più fondamentalista, sposata anche da Fare Futuro, che inneggia ad anteporre fantomatici diritti degli animali ai nostri. Una causa che giustifica qualsiasi falsità e colpo basso, pare, come dimostra l'articolo di Susanna Blätter (Quello "sport" che l'Italia non vuole), un vero e proprio concentrato di inesattezze sulla caccia.
In vero stile propagandistico la giornalista parla dei cacciatori come una esigua minoranza che “si diverte ad ammazzare”. E se non si può parlare né di sport né di passione, che è – spiega – una vivace inclinazione per lo più lodevole o comunque non riprovevole, come lo sarebbe invece appunto “ammazzare”, cos'è la caccia se non una semplice crudeltà? La scelta oculata di questo termine, buttato così, in generale, la dice tutta sul palese tentativo di far apparire la categoria come il lupo cattivo di turno.
Ammazzare è anche uccidere insetti e ratti per evitare che ti invadano la casa, o pescare una sogliola che ha come unico difetto quello di stare sotto l'acqua fuori dalla portata della nostra vista. Il concetto assurdo della giornalista mette sullo stesso livello l'uccisione di una lepre o di una mucca per trarne nutrimento, con l'omicidio vero e proprio. Se è riprovevole ammazzare per cibarsi ( ed il cibo, si che è ludico per tutti) c'è da chiedersi come mai i supermercati trabocchino di carcasse fresche e surgelate di animali morti e di verdure strappate dalle loro radici, che le qualificavano come esseri viventi. Se uccidere in sé fosse riprovevole non avremmo scarpe di pelle, cinture, borse griffate, cose che in sé potremmo evitare, ma non ci sarebbero anche le tradizioni culinarie che ci accompagnano da sempre e di cui siamo tanto orgogliosi. Giustamente orgogliosi, visto che una parte notevole del turismo che gravita intorno al nostro paese viene attratto anche dalla nostra buona tavola. Se ammazzare per cibarsi fosse riprovevole in sé, la stessa signora Blatter non esisterebbe, come qualsiasi essere vivente sulla terra!
Non conoscendo l'argomento, la Blatter si lascia poi andare a considerazioni di tipo antropologico, attribuendo per esempio la pratica della caccia a “un genere maschile che non riesce a smaltire i propri istinti primordiali”, visto che la presenza femminile nelle file dei cacciatori appare del tutto esigua (ma in notevole crescita, così come per i giovani, dettagli sfuggiti alla giornalista).
La politica secondo la giornalista non ha dato sufficienti risposte agli animalisti, anzi, ha avanzato addirittura pretese di aggiornare la 157, attraverso “la proposta del senatore leghista Franco Orsi”. Difficile credere alla validità delle sue considerazioni. Come si fa a pensare che abbia letto tutta la proposta, se dopo tutto il parlare che se n'è fatto non ha nemmeno recepito l'appartenenza politica del suo proponente in Senato, che non è affatto leghista? Lo stesso banale errore lo fece, tra l'altro, mesi fa anche il quotidiano Terra, forse la fonte di informazione usato dalla giornalista per la sua disanima sulla caccia.
Citando i risultati dell'ormai datato sondaggio Ipsos, l'articolo giustifica l'abolizione della caccia con il fatto che il 41 per cento degli italiani si identifica con la frase “gli animali sono in grado di provare affetto, gioia e dolore e non è mai giusto fare loro alcun tipo di violenza”. Ergo, ammazzare è sempre un errore. Ora ci aspettiamo di vedere la Blatter insieme a tutti gli altri illuminati pensatori di Fare Futuro davanti ai macelli, agli allevamenti, alle pescherie, per protestare contro la mattanza quotidiana che si consuma in ogni angolo del mondo, nemmeno lontanamente paragonabile al prelievo venatorio, gestito sotto il rigido controllo di regole basate su criteri scientifici e nel pieno rispetto dell'ambiente, e normato come nessun'altra attività umana.