Come tutti gli aquilani, Daniele Parmiani, cacciatore 31enne, deve fare i conti con ciò che ha lasciato dietro di sé il terribile terremoto dello scorso anno. Ma, seppur tra mille difficoltà, alla caccia non ha certo rinunciato.
“La mia passione continua a crescere da ormai 20 anni – dice -. Mi ricordo quando ero bambino e andavo a caccia con i miei amici più grandi, ricordo persino che quanto portavo i cani legati sulla traccia, a stento riuscivo a tenerli, perchè la mia mole di 12enne non me lo permetteva”.
Daniele ha preso la licenza a 18 anni e da allora ha iniziato a dedicare molte energie all'allevamento, riuscendo ad ottenere buoni risultati dal punto di vista cinotecnico sia per le mute da lepre che su cani da cinghiale. “Lavoro 14 ore al giorno - dice - ma riesco sempre a dedicare del tempo ai miei ausiliari che sanno regalarmi fortissime emozioni.
“Nemmeno il terremoto – ci scrive – è riuscito a fermarmi". Sì perchè, tra una scossa e l'altra riusciva lo stesso a dedicarsi ai suoi cani e a non trascurare l'addistramento. Daniele pratica anche la pesca la ricerca dei tartufi ma la caccia ce l'ha nel dna e a quanto pare anche la sua progenie, visto che la figlioletta più piccola già scalpita per seguirlo.
Una passione che ha bisogno di energie e della massima attenzione da parte di tutti i cacciatori. “Facciamo il possibile - dice agli amici cacciatori - perchè questa stupenda attività resti nobile e affascinante come è nata”.
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