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Timo: Caccia e ambiente non sono incompatibili


venerdì 19 settembre 2008
    

Riceviamo e pubblichiamo

Dichiarazione del Presidente nazionale di Federcaccia,  Franco Timo

"Senza una politica venatoria sensibile alle istanze dei cacciatori ma altrettanto attenta alla concertazione con agricoltori e ambientalisti, non si va certo lontano  ma alla modifica della L. 157/92, della L. 394/91, del decreto Pecoraro Scanio si deve procedere in modo trasversale alla politica, con la partecipazione, il confronto e la condivisione delle categorie dei cacciatori, degli agricoltori e degli ambientalisti. Personalmente ritengo che nessun obiettivo possa essere centrato a colpi di maggioranza o, peggio,  a colpi di mano. Per tali ragioni Federcaccia non può condividere gli intenti modificativi dell'attuale normativa laddove il preteso e legittimo aggiornamento della legge diventa eversione".

Lo ha dichiarato il Presidente nazionale di Federcaccia, associazione largamente maggioritaria, nell'incontro con i giornalisti all'Hotel Nazionale in piazza Montecitorio a Roma.

Durante l'incontro il Presidente ha tenuto a sottolineare come la caccia debba essere considerata non un problema ma una risorsa, non solo perché continua a creare posti di lavoro, ma è anche portatrice di una sana cultura ambientalista che si limita al controllo di alcune decine di specie rispetto alle oltre 400 che frequentano l'Italia. La caccia inoltre significa e non solo per l'Italia una continuità rivolta non tanto al peso del carniere quanto alla risposta ad un'esigenza culturale.

 Il Presidente nazionale, dopo aver precisato che i federcacciatori fanno tutti parte - e ne sono orgogliosi - della Protezione Civile ha aggiunto : "E' sufficiente gettare uno sguardo alla Carta Europea della Caccia e della biodiversità (convenzione di Berna) ratificata il 29/11/2007 a Strasburgo per avere piena conferma del fatto di come  ormai i concetti di biodiversità, gestione, caccia sostenibile rappresentino un'equazione fondante per il presente e soprattutto per il futuro.

La caccia non più intesa, dunque, come attività che concerne il mero impossessamento della selvaggina, la cosiddetta predazione, bensì come attività congiuntamente diretta alla protezione dell'ambiente naturale e della fauna con facoltà di prelievo di una parte di tale fauna, in quantità e modi rigorosamente disciplinati dalla tecnica, dalla scienza, dalla osservazione, nel rispetto della legge. Apertura e chiusura della stagione della caccia - ha ribadito il presidente di Federaccia -  debbono essere rapportate alle indagini della scienza circa i cicli biologici e migratori delle specie cacciabili il cui numero potrebbe essere rivisto anche in aumento.Traspare ovvia la necessità di un raffronto costante con la scienza".

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