“In dieci anni (dal 2000 al 2009) sono stati accertati danni riferibili al solo storno pari a circa 28.000 euro,cui si aggiungono oltre 30.000 euro riferibili in modo generico ad “avifauna”, dei quali – in base alla ripartizione dei danni per coltura – si può stimare che almeno un terzo siano da attribuire allo storno. Si raggiunge cosi una cifra che si aggira intorno ai 40.000 euro”: questi i dati a supporto della richiesta di Coldiretti, Cia, Unione Agricoltori, Federcaccia, Arcicaccia, Enalcaccia, Liberacaccia alla Regione Toscana, affinché dia continuità alle azioni intraprese nell’ultimo biennio.
“Si tratta cifre già di per se importanti – si legge nel documento predisposto dalle Associazioni agricole e venatorie - soprattutto perché da riferire a colture di pregio quali olive, uva e frutta”. Insomma una perdita per l’impresa agricola notevolmente superiore se riferita al prodotto finito (olio e vino, quasi sempre di pregio molto elevato) cui va aggiunto il danno per la perdita di mercato “mentre invece il danno viene risarcito sulla base del valore del frutto sulla pianta, al netto delle spese di raccolta”.
Ecco perché, seppur comprensibile per la forzatura operata da alcune Regioni del regime delle deroghe, la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 15 luglio scorso appare non calibrata alla fattispecie toscana mettendone in discussione la possibilità di effettuare il prelievo in deroga dello storno in molta parte della Toscana – compresa la provincia di Pisa – per non essersi verificato nel 2009 danno “grave e ricorrente” alle colture agricole da parte di questa specie. Completa il quadro una riflessione sulle dimensioni estremamente ridotte delle imprese agricole pisane, dove i danni sono diffusi, ma non sempre denunciati.
“La diminuzione dei danni accertati in provincia di Pisa nel biennio 2008-2009 – si legge nella nota - è sicuramente da attribuire al ricorso negli ultimi anni, da parte della Provincia e dei due ATC, all’uso di mezzi dissuasivi e soprattutto a interventi di controllo diretto come previsto dalla normativa, in periodo di caccia chiusa ed al prelievo in deroga durante la stagione venatoria”. Insomma, se si vuole evitare il ritorno dei danni ai livelli precedenti il 2008, bisogna proseguire sulla strada intrapresa, incluso il prelievo in deroga che le Associazioni firmatarie chiedono alla Regione di consentire “dal primo giorno utile di caccia – essendo l’uva in fase di maturazione – e fino al completamento del raccolto di uva e olive su tutto il territorio provinciale”.