La misteriosa morte di Don Francesco Cassol, ucciso nella notte mentre dormiva in un sacco a pelo nella campagna barese, per l'Ansa, il Corriere della Sera e il Tg5 (solo per citare alcune fonti) potrebbe essere stata causata da un fatale errore di un “cacciatore”.
Proprio così è stato definito l'uomo che avrebbe sparato in piena notte con una carabina calibro 30,06 e forse con l'utilizzo di un silenziatore, visto che nessuno ha sentito nulla, scambiando il sacco a pelo di Cassol per un cinghiale. Già perchè il fatto che la caccia, quella vera, non si svolga mai di notte ma bensì di giorno e in particolari condizioni stabilite dalla legge, non basta per identificare lo sciagurato sparatore come un bracconiere, quale esso è, tanto più che la caccia ad oggi è chiusa.
E' quanto si apprende dalla versione del Tg5, che riferendo delle indagini omette l'opportuno distinguo. Il termine cacciatore viene utilizzato anche dall'Ansa, la prima agenzia giornalistica italiana e da autorevoli testate come il Corriere della Sera. Dobbiamo prendere atto che giornalisti professionisti non conoscano la differenza o non abbiano padronanza della lingua italiana? Il fatto purtroppo appare ancora una volta strumentale e diffamatorio ai danni di una categoria di cittadini che rispetta le leggi, a caccia ma anche nella vita di tutti i giorni, mentre il bracconiere non è altro che uomo che delinque e quindi per questo il primo nemico della caccia.
Ecco come riporta la notizia il Tg5:
“Nel giallo intricato e inspiegabile di Don Francesco Cassol, ora spunta l'ipotesi di un banale e assurdo incidente di caccia. Ad uccidere con una fucilata il prete friulano mentre dormiva nel suo sacco a pelo nelle campagne aride della Murgia barese potrebbe essere stato un cacciatore che nell'oscurità l'avrebbe scambiato per un cinghiale. E' l'ipotesi più accreditata dai carabinieri dopo che ad una trentina di metri hanno ritrovato un proiettile 7 -62 nato, di quelli usati per la caccia al cinghiale e la zona, questo altopiano cotto dal sole è famosa per le battute di cinghiale. Don Francesco Cassol, stimato prete di Longarone era qui da 4 giorni per un Raid Goum , un raduno spirituale fatto di lunghe marce, dormire dove capita dentro un sacco a pelo. Non era la prima volta che don Francesco guidava dei ragazzi in questo pezzo di Puglia. Ieri si sono accampati vicino ad un casolare in disuso e intorno a mezzanotte qualcuno ha sparato al prete colpendolo al ventre. Ascoltate le testimonianze dei ragazzi alcuni hanno raccontato di aver visto un uomo allontanarsi nel buio si era pensato ad uno dei proprietari dei terreni che non voleva dormissero lì ma poi l'ipotesi è stata esclusa ed ora prende corpo l'ipotesi che sia stato un cacciatore, per errore. Le indagini proseguono”.
Diverso l'approccio del Tg1, che nella presentazione del servizio parla di “errore di un bracconiere”, fornendo altri elementi utili.
“Un bossolo 7 62 nato, un tipo di munizioni usato dai militari ma anche dai cacciatori. E' la traccia più importante in mano agli investigatori per capire chi ha ucciso Don Francesco Cassol. Il parroco si era accampato ieri sera nella Murgia, la campagna di Altamura. Con lui 17 ragazzi. Cammino e preghiere, digiuno e ricerca di sé stessi. Don Francesco era il parroco di Longarone aveva sempre lo zaino in spalla”. “La scorsa notte c'era la luna piena, una fucilata contro i sacchi a pelo ma ma nessuno sente nulla. I ragazzi si accorgono solo in mattinata che il parroco è stato ucciso. Qualcuno ricorda il rumore di un'automobile che si accende. Probabilmente l'assassino ha usato un silenziatore. Dai primi accertamenti sembra che l'omicida fosse appostato in un piccolo avvallamento del terreno a 30 metri dall'accampamento. Elementi importanti per un'ipotesi su tutte: quella di un cacciatore di cinghiali che ha scambiato il sacco a pelo del sacerdote per un animale. La zona nelle notte d'estate è battuta dai bracconieri. Francesco e i ragazzi non lo sapevano”.
Crediamo sia necessario che le associazioni venatorie vigilino su questo genere di equivoci indotti dall'informazione e che pretendano un opportuno distinguo su fatti di cronaca come questi, magari chiedendo una necessaria riformulazione della notizia nelle prossime edizioni.