Con il primo giorno di caccia della stagione ha preso il via anche l'ennesima crociata mediatica contro chi, in maniera del tutto regolamentata da una legge della nostra nazione, sceglie liberamente di esercitare un'attività seguendo scrupolosamente le tante limitazioni imposte dai calendari che la disciplinano.
Non ci sono solo le note trasmissioni dichiaratamente di parte, come quella di Licia Colò che ieri ha dato voce ad un noto esponente anticaccia, Andrea Zanoni. La parte del leone, purtroppo, la fanno talvolta i cosiddetti organi di informazione, che invece di informare, tendono a calcare la mano pilotando l'opinione degli ascoltatori.
E' così che mentre, con immenso dolore di tutti, si assiste ad una incredibile escalation di incidenti mortali tra i raccoglitori di funghi, con 20 decessi confermati in poco più di dieci giorni, ascoltiamo increduli la strumentale conclusione a cui arriva il servizio del Tg5 andato in onda nell'edizione delle 13 di oggi. La speaker afferma senza mezzi termini che la caccia è una pratica pericolosa (e quindi da evitare?) perchè nella scorsa stagione ha causato ben 31 morti. Ci piacerebbe sapere la fonte di questo dato, che non corrisponde né al dettagliato rapporto del Cncn, né a quello diffuso dall'Associazione Vittime della Caccia, per cui i decessi collegati direttamente alla caccia non superano per l'uno le 22 unità e per l'altra le 24.
Visto che i dati ci sono e che quando si parla di decessi sono inconfutabili, la redazione del Tg5 avrebbe dovuto specificare da dove ha attinto questo numero spropositato. Premesso che anche una sola vittima è un fatto grave che deve coinvolgere tutta la società innescando un circuito educativo affinchè i rischi vengano ridotti al minimo, la teoria che la caccia sia un'attività più pericolosa di altre non è sostenibile.
Tutti gli sport all'aria aperta (e non solo) sono purtroppo soggetti annualmente ad incidenti. Non ci piace fare la macabra conta dei morti, ma attività come l'alpinismo, lo scii, la raccolta di funghi, il paracadutismo, e molti altri sport estremi, annualmente registrano un numero di vittime elevato. Per non parlare dei morti sul lavoro o quelli dovuti ad incidenti domestici. Tutti argomenti su cui curiosamente i media mantengono una posizione piuttosto fatalista.