Giovane ed entusiasta,
Moira Biava ha tutte le caratteristiche della
cacciatrice di oggi: è appassionata, attenta alle tradizioni del suo territorio ma anche convinta che la vera forza della caccia deve essere quella di una
maggiore condivisione delle diverse realt�rispetto a quanto avvenuto in passato.
Come gran parte dei cacciatori bergamaschi si dedica prevalentemente alla migratoria e alla stanziale (insieme al padre)ma non ha nulla da obiettare verso altri tipi di caccia. “Ognuno dovrebbe aprire il proprio orizzonte – dice –. Dobbiamo confrontarci, scambiare opinioni e anche criticarci per quello che facciamo o non facciamo sul territorio”. “La caccia – continua – è anche un modo per socializzare e non fare di ogni territorio un ghetto di residenza”.
Impiegata come segretaria alla ditta Concessionaria Fratelli Marabini di Bergamo, riesce a non perdersi nemmeno un mercoledì di caccia grazie ai suoi datori di lavoro, che le concedono le ferie e le permettono così di esercitare quella che è la sua passione da sempre, trasmessale dal padre cacciatore. Per Moira la caccia “è nella natura degli esseri viventi”, del resto, spiega “la caccia è nata per la sopravvivenza dell'uomo”.
Certo, oggi le esigenze sono cambiate ma quello che è rimasto, per la nostra amica cacciatrice è una sorta di risposta ad un bisogno profondo di ogni uomo, che è quello del contatto con i selvatici. “In mezzo alla natura – scrive - non si finisce mai di imparare”. “Non siamo ben visti, siamo spesso considerati i cattivi che sparano per divertimento”, osserva. Secondo Moira questo accade anche perchè viene fatta troppa confusione con una categoria di persone che con la caccia vera non c'entra: i bracconieri.
La caccia è altro. E' un modo, “per sorvegliare l'ambiente in cui viviamo, per tenere sotto controllo la fauna” spiega Moira. Lo stato di salute della fauna viene per esempio monitorato in ogni stagione dai cacciatori, che vigilano anche sull'utilizzo di pesticidi in agricoltura e sugli equilibri ambientali.
Semmai ci sarebbe da preoccuparsi per la riduzione dei territori di caccia, fa notare Moira, che mette in guardia sui veri motivi per cui la fauna è costantemente minacciata: l'eccessiva urbanizzazione e l'abbandono delle campagne.
“Sarrebbe bello – conclude - che in ogni provincia ci fosse un'azienda faunistica in modo da tutelare gli animali selvatici e un ambiente sano. Un luogo dove gli animali possano riprodursi in modo naturale”.
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