I cinghialisti umbri chiedono con forza alla Regione la piena applicazione del regolamento vigente per la caccia al cinghiale. E’ quanto emerso dall’affollatissima riunione svoltasi presso il Cva – Area verde di Ramazzano di Perugia, dal titolo “La Caccia al Cinghiale in Umbria”.
L’evento, promosso e organizzato dai coordinamenti delle squadre cinghiale degli Ambiti territoriali di caccia Perugia 1 e Perugia 2, in collaborazione con le squadre di cinghialisti della provincia di Terni, ha registrato l’afflusso di oltre mille cacciatori, provenienti da tutta l’Umbria in rappresentanza delle 254 squadre iscritte agli Atc della regione.
I cinghialisti vogliono la certezza che il regolamento entri in vigore in tutti i suoi aspetti: tuttavia, in caso di possibilità di modifiche, hanno avanzato all’assessore regionale Fernanda Cecchini poche e ragionevoli richieste. In primo luogo si chiede che le uniche due forme di caccia al cinghiale ammesse in Umbria, quella in battuta e quella in forma singola, si svolgano durante le stesse giornate. La richiesta nasce da ragioni prevalentemente di sicurezza, come pure per la sicurezza si chiede che chi pratica la caccia al cinghiale in forma singola si renda più visibile ed espliciti meglio tutti gli adempimenti, fino alla piena tracciabilità degli animali abbattuti.
I cinghialisti hanno inoltre ribadito, a proposito di gestione, la necessità di mantenere saldamente la squadra come operatore principale di tale compito. Ancora una volta, quindi, si è chiesto alla Regione di dare piena applicazione alle norme attuali, per una gestione che coinvolga appieno le squadre e in forte collaborazione con il mondo agricolo, soprattutto per quel che riguarda prevenzione dei danni.
Qualcosa da cambiare, invece, è emerso a proposito dell’attuale legge regionale che norma il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica all’agricoltura. Sostanzialmente sono tre - riporta una nota dei coordinamenti dei due Atc- le modifiche chieste dai cinghialisti: razionalizzare meglio i fondi premiando quei territori che praticano la prevenzione dei danni; modificare quella parte del regolamento che in sostanza dà mano libera ai proprietari dei fondi, togliendo alle squadre quel ruolo centrale attribuito loro dal regolamento della caccia al cinghiale; integrare i fondi destinati al risarcimento – attualmente tutti di provenienza del mondo venatorio – con altre risorse provenienti dalla fiscalità collettiva. La richiesta nasce dal fatto che, al momento, i cacciatori coprono in toto i danni provocati anche dalla fauna protetta – come il lupo o lo storno –, persino all’interno delle aree protette regionali, provinciali e demaniali. Una situazione insostenibile dal punto di vista delle risorse al momento disponibili.
Infine, i cinghialisti hanno esortato tutte le associazioni venatorie a ritrovare l’unità di intenti, cessando la guerra delle tessere e lavorando per ricostruire i rapporti tra le varie forme di caccia, compito spettante anche agli Atc ed alle istituzioni.