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Non esistono più i verdi di una volta". Commenta così il presidente di Libera Caccia Paolo Sparvoli le recenti proteste contro la caccia innescate dal ministro Brambilla e sfociate in una manifestazione animalista a Venezia. Oggi, spiega Sparvoli “grazie alle bravate di una manciata di terroristi, alle cui “imprese” è stato dato un inspiegabile risalto mediatico” l'ambientalismo saggio e aperto al confronto e alla mediazione è morto e sepolto per sempre.
Al posto di quegli ecologisti “che sapevano distinguere fra protezione e proibizionismo” ha preso piede “il massimalismo talebano dell'animalismo” a cui, sottolinea Sparvoli, purtroppo hanno aderito anche personaggi meravigliosi come il Prof. Veronesi che, tra un'insalata e una spremuta (è un vegetariano convinto) trova anche il tempo di parlare bene degli OGM e delle centrali Nucleari”.
Ci sono poi personaggi politici del tutto estranei alle formazioni classiche dell'ambientalismo politico che “per cercare qualche passaggio sui vari telegiornali", escono allo scoperto e, continua il Presidente di Anlc, "dopo essere stati eletti con i voti dei liberali, degli europeisti e dei tolleranti, fanno i caporioni della rivoluzione animalista; quella dura, pura e senza alternative, nella quale non sono previsti né armistizi, né trattati, né prigionieri”. Come, spiega, la “pasionaria rossa” degli animali, i suoi interventi televisivi e le 100 mila firme che chiedono l'abolizione della caccia.
“Chissà quante ne servirebbero per abolire un ministro?” si chiede Sparvoli, che sottolinea come da un lato sia assolutamente legittimo nutrire un amore sconfinato per gli animali, ma non altrettanto per un politico di rilievo “tradire in maniera così spudorata le promesse elettorali sottoscritte, né compiere atti di terrorismo mediatico mistificando la realtà e sbandierando una presunta e assolutamente infondata pericolosità sociale della caccia”.
“Prima di chiedere l'esatto contrario di quanto promesso agli italiani solamente due anni fa – conclude Sparvoli – la ministra dovrebbe avvertire il dovere morale di dimettersi e poi, come semplice cittadina, riproporsi nella nuova veste di leader animalista e magari tentare di farsi rieleggere con i voti dei verdi che è riuscita a conquistare”.