La caccia non è un pericolo per nessuna specie. A dirlo questa volta non sono i soliti cacciatori, ma
Robin Sharp, presidente emerito del European Sustainable Use Specialist Group all'interno della consideratissima
IUCN,
unione delle associazioni ambientaliste che annualmente stila la famosa lista rossa delle specie a
rischio estinzione (fonte citata dall'Ispra per i suoi rapporti).
Per l'autorevole esponente di Iucn l'attività venatoria non interferisce con la consistenza della fauna. Tutto il contrario semmai, anche la caccia come molte altre attività basate sulla fruizione ragionata e sostenibile dell'ambiente, al contrario contribuisce al mantenimento degli equilibri naturali. A sostegno di questa affermazione, Sharp, che si riferisce in particolar modo alla realtà del Regno Unito, sostiene per esempio che l'86% delle foreste gestite per la caccia alla volpe sono in grado di assicurare un ambiente idoneo alle altre specie (rispetto al 64 per cento dei boschi non gestiti). In queste aree è poi maggiore il livello di biodiversità vegetale ed animale (si riscontra per esempio un maggior numero di specie di farfalle).
Uno studio condotto in tre aree in Inghilterra centrale ha inoltre rilevato che tutti i proprietari dei terreni utilizzati per la caccia e tiro avevano piantato nuovi boschi, rispetto a solo il 30 per cento dei proprietari terrieri che non ospitano l'attività venatoria e che il numero degli uccelli selvatici svernanti è aumentato del 40 per cento, grazie soprattutto alla collaborazione tra cacciatori e ambientalisti.
Tutte queste conclusioni sono raccolte nel libro Silent Summer, uno spaccato sullo stato attuale della fauna selvatica in Gran Bretagna e Irlanda, scritto da un team di esperti e pubblicato dall'Università di Cambridge. Sulla scorta dell'esperienza di Rachel Carson, che nel 1962 scrisse Primavera silenziosa (che ebbe il merito di aprire gli occhi sugli effetti catastrofici dell'uso di pesticidi e portò alla messa al bando del Ddt), questo nuovo volume cerca di fare lo stesso mettendo in evidenza la silenziosa e graduale scomparsa degli insetti, con effetti letali sull'intera catena alimentare.
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