Riceviamo e pubblichiamo:
Confesso, sono uno di loro. Uno di quegli 800 mila crudeli cacciatori italiani, additati al pubblico ludibrio dal Ministro Brambilla quali malvagi uccisori di animali nonchè devastatori dell’ambiente.
Perchè lo faccio? Eredità familiare e passione di gioventù. Sono una specie di Mr Brooks della campagna. Mi nascondo dietro i panni della persona perbene: padre di famiglia, consigliere regionale onesto, mai un avviso di garanzia, mai una mazzetta, niente pale eoliche.
E invece la domenica e i festivi vado a caccia. Nemmeno mi pento nel segreto della mia coscienza. E addirittura spero un giorno di poter portare con me i miei bambini, al piu’ grande dei quali ho già regalato un fucilino a tappi.
Voglio continuare ad andare a caccia, e lo farò finchè avrò vita e salute. E mi permetto anche di confutare le tesi che ho udito dal Ministro domenica scorsa, giorno solenne dell’apertura generale. Lo faccio partendo da argomentazioni non di carattere culturale, ma politico.
Tralascio dunque ciò che di bello ed edificante sulla caccia è stato scritto, dalla Bibbia a Marziale, da Leopardi a Hemingway, da Rigoni Stern a Federico II. Sarebbe sleale, con rispetto parlando, confrontarlo con il contenuto e la forma delle esternazioni del Ministro Brambilla.
Cito invece il fatto che nel 2004 uno storico accordo sui temi della conservazione dell’ambiente fu firmato a Bruxelles da Mike Rands, Segretario Generale di Birdlife International, la più grande federazione mondiale per la protezione degli uccelli, e da Gilbert De Turckheim, Presidente della Federazione europea dei cacciatori (FACE). L'accordo, solennemente siglato alla presenza della Commissaria europea per l'ambiente, Margot Wallstrom e della Direzione Generale Ambiente della Commissione europea, riguardava potenzialmente 25 Paesi europei e oltre dieci milioni di membri delle due organizzazioni, e fu il punto d'arrivo di un percorso lungo e difficile, in linea con l'iniziativa "Sustainible hunting" (caccia sostenibile) della Commissione. Un punto d'arrivo ma anche di partenza, visti i contenuti in molti aspetti rivoluzionari del documento. Tra questi, quello certamente piu’ inaspettato, dopo decenni di aspre contrapposizioni tra il mondo ambientalista e quello venatorio, il riconoscimento della Caccia come attivita’ non solo non dannosa, ma anzi necessaria per una corretta gestione ambientale e per la salvaguardia della fauna selvatica.
Per questo, e non solo per questo, l’affermazione del Ministro Brambilla secondo la quale “la caccia causa gravi danni all’ambiente” mi pare debole sotto ogni profilo. C’è poi un altro aspetto, che dal politico passa al “partitico”. Le affermazioni della Brambilla stridono con quelle pronunciate dal Presidente Berlusconi il 30 maggio dello scorso anno, in campagna elettorale per le Europee. Intervenendo in collegamento telefonico ad una manifestazione organizzata per sostenere l’on. Sergio Berlato (grande sostenitore della Caccia) al Parlamento Europeo, il Presidente rassicuroò sulla volontà di attuare modifiche alla Legge quadro sulla Caccia, la 157/92, “allo scopo di equiparare i cacciatori italiani, nei diritti e nei doveri, a tutti gli altri cacciatori europei”.
Un importantissimo segnale di attenzione e di rispetto verso il mondo venatorio, che ha certamente gradito e ricambiato nelle urne. La furia anticaccia della Brambilla non si concilia, dunque, con la linea politica del Partito che rappresenta, rispettoso dei cacciatori e certo non incline a posizioni di ambientalismo estremista presenti, ma per fortuna isolate, in altri schieramenti. E questo e’ un problema; ritengo più per la Brambilla che per il Partito. Con la Brambilla, in questo assalto mediatico, si è schierato il Professor Umberto Veronesi, “Sono un animalista convinto sono vegetariano per motivi etici e mi batto da sempre per il rispetto della vita“, ha dichiarato l’eminente scienziato, il quale evidentemente trova del tutto conciliabile il suo intransigente rispetto per la vita animale (mangia solo vegetali, i quali pero’, a loro volta, hanno pure una vita) con le sue posizioni assolutamente permissive nei confronti dell’aborto e dell’eutanasia.
Mi conforta una certezza: la caccia sopravviverà alla Brambilla, e con essa si tramanderà l’immenso patrimonio di cultura, di civilta’, di tradizione che ne fa uno degli elementi che costituiscono il nostro essere orgogliosamente Europei, Italiani, Sardi.
Ignazio Artizzu
Consigliere Regionale della Sardegna