Cosa ne è uscito da quel
lungo e partecipato processo avviato dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Pistoia e dal Comune di Ponte Buggianese sfociato in un
raro esempio di democrazia partecipata, a partire dal titolo dell'iniziativa (il padule che vorremmo)? Ce lo racconta la
Federcaccia di Ponte Buggianese, che insieme alla Sezione Provinciale di Pistoia e alla sezione regionale della Toscana, hanno fortemente voluto la tutela di questo stupendo luogo e della caccia in padule, assucurandola ai posteri. “Se non ci fosse stata quella iniziativa – racconta Vilmo
Aluigi, dirigente della Federcaccia di Ponte Buggianese - molto probabilmente del padule di Fucecchio (quello del vero cratere e non delle zone limitrofe, allagate da piene straordinarie od artificialmente)
nessuno ne avrebbe più parlato. Nemmeno gli ambientalisti!”.
Il nostro è un racconto, dice Aluigi, ma anche storia vera, inconfutabile. Eccola:
L'avvento della plastica portò la fine del commercio dei “sarellai”; non c'era più interesse a tagliare il sarello (o salino) perché nessuno più lo richiedeva. Le vesti dei fiaschi ed i sedili delle sedie, ad esempio, cominciarono a farle di plastica. Il padule si inselvatichiva, ogni anno sempre di più. Nessuno più puliva i fossi, la cannella, se non tagliata annualmente, si trasformava in canna. Insomma, l'attività venatoria era quasi impossibile esercitarla, perché il padule non si vedeva più nemmeno dall'alto, nemmeno gli uccelli lo vedevano e trovavano habitat migliori! Meno male che i cacciatori......
Cerchiamo di inquadrare il periodo in cui l'intervento dei cacciatori ebbe inizio. Sicuramente nel 1966. Non vi possono essere dubbi.
Il nostro presidente era anche vice-presidente provinciale (insieme a Ugo Corsini; il Presidente era il Cav. Guido Gino Moschini, che era anche presidente della Sezione di Montecatini Terme). La nostra sezione, che aveva particolarmente a cuore il padule di Fucecchio, anche perché la parte dove era possibile cacciare (nella Provincia di Pistoia) era situata per oltre il novanta per cento nel territorio comunale di Ponte Buggianese, aveva assistito ad un tentativo del Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio, fatto nella primavera del 1965, per cercare di ricreare un idoneo habitat per la selvaggina (esperimento di trattamento diserbante fatto dalla Ditta S.I.A.P.A., senza alcun esito positivo).
Da SELVAGGINA E CACCIA, periodico mensile ufficiale della federazione italiana della caccia, anno XV, n. 11, novembre 1966, a pagina 11, leggiamo il triste annuncio della morte del Cav. Moschini, avvenuta il 1° novembre.
Ricordando i meriti dello stesso, il giornalista, Attilio Lollini -che era anche segretario della sezione montecatinese- testualmente scrive: “.... era un puro appassionato della caccia, in modo particolare di quella agli acquatici nel padule di Fucecchio, ...... rimanendogli sempre nel suo generoso cuore tanto da essere uno dei più validi esponenti di quell'organizzazione che lodevolmente ha affrontato recentemente il problema della sistemazione del nostro padule”. Per davvero! Con lui e con Luigi Gentili, presidente regionale, la nostra Sezione creò la “Associazione delle sezioni rivierasche del padule di Fucecchio” che, a fine primavera 1966, acquistò un piccolo trattore FIAT, con barra falciante, con il quale, appena che il padule si prosciugò, iniziammo a tagliare la cannella ed il sarello, all'altezza dei “gerbi”. Quanti ci aiutarono! Il Comitato Caccia di Pistoia (Geri e Beragnoli), l'Armeria Perondi di Montecatini (come ci fecero comodo, caro Stefano, le tue duecentomila lire!) e tanti altri cacciatori, cestaioli e pedonatori, senza dire delle guardie venatorie, che fecero anche da autisti del trattorino.
Per due anni si lavorò con questo modesto mezzo ed i padulani, meglio dire i cacciatori, non credevano ai loro occhi. Dopo una decina di anni si tornava a rivedere il padule pulito, anche se non come quando avveniva il taglio del sarello..
L'appetito viene mangiando, recita un vecchio adagio. E così, la Sezione di Ponte Buggianese, cominciò a fare riunioni con le altre consorelle e comprò, con i propri fondi e con l'aiuto di amici, un trattore Lamborghini, il più piccolo di cilindrata, mentre l'Associazione delle Sezioni Rivierasche comprò quello più grosso. I due mezzi erano stati preparati in modo particolare, per effettuare la schiacciatura della cannella: sulla parte anteriore era stata saldata una sbarra che abbassava la cannella quando era troppo alta, le due ruote erano state sostituite da gabbie larghe almeno 90 centimetri, mentre sull'elevatore era stata agganciata una ruota pesante, che schiacciava la cannella che strisciava sotto il corpo centrale del trattore stesso. Insomma, che ci crediate o no, ad ogni passaggio del mezzo veniva schiacciata almeno una striscia di cannella larga quattro metri.
Chi non ci crede, può venire a vedere. I trattori esistono ancora. Per tanti anni sono stati conservati all'interno della Sigaraia del Prato Grande e, da quando si verificò il crollo del tetto del capannone, i due trattori vennero affidati, in comodato, a due federcacciatori, che li usano per le loro necessità ma li mantengono anche in buono stato, aderendo anche al soddisfacimento delle necessità segnalate dalla nostra sezione.
Per quanto tempo operarono questi mezzi? Diremmo per diversi anni (otto/dieci), fino a quando la tecnica non inventò altri strumenti di lavoro, più sofisticati, che rendevano meno danno all'ambiente ed una ripulitura dei pezzi sicuramente molto migliore.
Avremmo finito il nostro racconto, ritenendo di aver sufficientemente illustrato che
il padule lo salvarono i cacciatori, con l'operato delle loro sezioni, ma anche con il sacrificio di alcuni volonterosi, perché senza di loro la nostra iniziativa non avrebbe potuto riportare il successo che ebbe.
Vogliamo ricordarli a tutti con il loro nome, ma anche con il nomignolo, come una volta usava a Ponte Buggianese.
Sono:
Cecchi Giulio, Giulio di Puntone, che era anche consigliere della Sezione; trattorista; Benigni Vivaldo, Guazzetta, di Chiesina Uzzanese; trattorista; Pagni Bruno, Chicco del Garzone, per tant'anni uomo di caccia di un nobile fiorentino, sia in Italia che all'estero; esperto preparatore di appostamenti ed uomo “tutto fare”. Questi tre amici cacciatori ci hanno lasciato ed a loro va ancora il nostro ringraziamento.
Bartolini Vasco, Fischione, ex guardia venatoria provinciale, a cui dobbiamo il ritrovamento delle foto allegate; Cappelli Eugenio, Meunto, pure lui ex guardia caccia provinciale.
Queste due guardie fornivano ogni assistenza ai tre suddetti (che venivano anche aiutati dai proprietari dei pezzi) e vigilavano anche sulla conservazione dei nostri trattori.
Ebbero ad aiutarci anche:
Cardelli Silvano, Silvano di Nello di Flavio; Parenti Fusco, Fusco di Norandino; e tanti altri volenterosi, che non ricordiamo. Fu una grande iniziativa della Federcaccia, cui fece riscontro l'entusiasmo dei cacciatori pistoiesi ma anche fiorentini, perché alcuni interventi li facemmo anche in Provincia di Firenze.
Le foto sono dell'epoca, con alla guida Meunto mentre Fischione invece è seduto sul parafango.
Vilmo Aluigi