L'allarme sociale lanciato da Wwf in un comunicato in cui si sosteneva che in Italia esistano oltre 300 mila cacciatori incapaci di maneggiare le armi in totale sicurezza (perchè, secondo l'associazione chi ha la licenza da più di 40 anni non ha sostenuto l'esame introdotto nel 1967), è frutto di inesattezze secondo Arcicaccia, che torna a rispondere agli ambientalisti in una lunga e articolata nota sull'argomento. L'associazione spiega che "a partire dal 1935 è stato introdotto nell’ordinamento l’obbligo di sostenere un corso regolamentare di tiro e maneggio delle armi, quale condizione per ottenere la licenza di porto d’armi, a meno che non si sia prestato servizio presso le Forze armate dello Stato.
"A prescindere dal rilievo per cui persone che maneggiano regolarmente armi da più di 40 anni dovrebbero ragionevolmente considerarsi ormai esperte e capaci" scrive Arcicaccia, "non è vero che l’esame di abilitazione all’uso delle armi sia stato introdotto solo con la legge n. 799/1967: è vero invece che già l’art. 16 del R.D.L. 16.12.1935, n. 2430 stabiliva che “chiunque non avesse prestato servizio presso le Forze armate dello Stato e faccia domanda di ottenere il porto d’arma per caccia o per uso di difesa personale, deve seguire o avere seguito almeno un corso regolamentare di tiro, presso una Sezione di tiro a segno nazionale. Ove nel Comune o nel raggio di cinque chilometri non esista o non funzioni un campo di tiro a segno, il richiedente del permesso di armi deve dimostrare di essere esperto nel maneggio delle armi da fuoco.”
"Il successivo R.D. 6.5.1940, n. 635, recante il regolamento per l’esecuzione del t.u. delle leggi di pubblica sicurezza 18.6.1931, n. 773 - aggiunge Arcicaccia - all’art. 62 ha disposto che la domanda per ottenere la licenza di portare armi deve essere corredata, tra l’altro, “per coloro che non hanno prestato servizio presso le forze armate dello Stato, dal certificato attestante l’adempimento delle condizioni di cui all’art. 16 del R.D.L. n. 2430/1935, convertito in legge n. 1143/1936”, sopra citato".
Arcicaccia critica anche l'’affermazione per cui il 30/40% dei cacciatori non avrebbe”adeguata conoscenza delle leggi che regolano oggi la caccia”."Fin dal T.U. 15.1.1931, n. 117, la Federazione della Caccia, facente capo al CONI, alla quale tutti i cacciatori italiani dovevano obbligatoriamente iscriversi- spiega- , aveva il compito di inquadrare e organizzare questi ultimi attraverso le Associazioni provinciali al fine della più rigorosa disciplina nell’applicazione della legge. In relazione a tale compito alla Federazione veniva quindi imposto di svolgere una metodica e vasta azione intesa alla preparazione tecnica dei cacciatori e alla loro istruzione venatoria". Missione poi assolta anche delle associazioni venatorie nate in seguito.
"Inoltre, a ragionare come vorrebbe fare il WWF - osserva Arcicaccia - si dovrebbe concludere che ad ogni modifica del Codice della strada (che tra parentesi è stato integralmente riscritto nel 1992, e da allora più volte modificato su aspetti essenziali) occorrerebbe sottoporre tutti coloro che pur sono muniti di patente di guida a nuovi esami, per verificarne l’aggiornamento!".