La mancata approvazione delle deroghe allo storno in Toscana e la votazione sul provvedimento che ha autorizzato le catture di richiami vivi hanno dato luogo alle reazioni politiche del caso. Il Pd, attraverso il consigliere Vittorio Bugli, ha definito una “decisione responsabile” quella del ritiro della proposta di legge sullo storno visto che il parere dell'ufficio legislativo “evidenziava nettamente il rischio di esposizione a un danno economico per la Regione, essendo già in corso una procedura di infrazione”, che si sarebbe riversato sui capitoli di spesa relativi alla caccia e all’agricoltura.
La colpa per il Pd è del Governo “che non ha ancora emanato le linee guida previste dalla legge e non si è adoperato nei confronti della Ue, come sarebbe utile e come molti auspicano, per portare il nostro paese sullo stesso piano di altri 9 nazioni europee, riammettendo, quindi, lo storno tra le specie cacciabili”. Per il Partito Democratico Pdl e Lega hanno dimostrato la propria lontananza dai cacciatori al momento del voto su richiami vivi: la Lega Nord si è astenuta ed il Pdl si è diviso (i contrari per la prima volta hanno utilizzato il parere dell'Ispra per motivare la propria posizione).
Accuse respinte dal Pdl che invece ha sostenuto l'incostituzionalità della legge sui richiami vivi (sentenza della Corte Costituzionale sulla precedente formulazione) pur nel rispetto di altre sensibilità interne al Pdl che hanno visto nel dispositivo “a favore di chi, legittimamente vuole esercitare l'attività venatoria”. Per inciso, nel Pdl hanno votato a favore solo Roberto Benedetti (componente della II Commissione), Nicola Nascosti e Jacopo Ferri.