Pochi giorni fa, come abbiamo visto, la Conferenza Stato – Regioni ha approvato la Strategia nazionale per la biodiversit�predisposta dal Ministero dell'Ambiente diretto da Stefania Prestigiacomo. Un documento che rappresenterà il nostro Paese in occasione della Decima Conferenza delle Parti della Convenzione Internazionale sulla Biodiversità, tra pochi giorni a Nagoya, in Giappone e che definisce le azioni future dell'Italia sul tema della sostenibilità ambientale.
La Presigiacomo, che certo non è avvezza a considerare la materia in modo del tutto scevra da inflessioni ideologiche di tipo ambientalista, ha però messo insieme una serie di punti che, in palese contrasto con le formulazioni europee e in modo piuttosto preconcetto, pone la caccia tra i motivi di preoccupazione per la tutela della biodiversit�di casa nostra. Sfogliando il documento si apprende infatti che “tra le cause d'impatto si possono ricordare quelle legate alla pressione venatoria, riguardo alla quale va osservato che può essere praticata in oltre l'83% del territorio nazionale”. (In realtà il territorio protetto in Italia raggiunge e supera addirittura il 30 per cento in diverse regioni, ndr).
Il pericolo della “pressione venatoria” è risolto in maniera implicita e reale dalle imposizioni delle norme in vigore, che riferendosi ai rigidi dettami della Direttiva Uccelli, indicano con sicurezza lo status delle popolazioni oggetto di prelievo venatorio. I dati cioè dimostrano che la caccia, semmai, non influisce sulla consistenza delle specie cacciabili.
La strategia per la Biodiversità, tra le altre cose, stabilisce l'attuazione di “politiche per il miglioramento della sostenibilità della pratica venatoria nel rispetto ed in sintonia con le norme e gli indirizzi nazionali e comunitari”, pianifica una sempre più efficiente azione di contrasto al bracconaggio tramite prevenzione, controllo e repressione e indica come provvedimento necessario quello di rendere operativo il divieto dell'utilizzo dei pallini di piombo a fini venatori all'interno delle Zps ed avviare la procedura per estenderlo alla totalità delle zone umide, così come previsto dall'accordo AEWA.