Se ne dovrà fare una ragione la Brambilla, che della caccia pensa tutto il male possibile. Nel suo piccolo, l'attività venatoria è una delle componenti più considerate dagli operatori del turismo nazionale. Non a caso proprio alla caccia è stato dato un posto di tutto riguardo alla Borsa Internazionale del Turismo sportivo tenutasi il 14 e il 15 ottobre 2010 alle Terme Tettuccio di Montecatini Terme (PT). Nel corso del convegno “Fauna selvatica. Fra gestione e risorsa economica per turismo agricoltura e buona tavola”, a cui hanno preso parte, coordinati da Luca Patrignani, giornalista di Radio Rai, redazione Habitat e Economia, rappresentanti del mondo venatorio, agricolo e istituzionale (c'erano Moreno Mencarelli, presidente di Atc16 Pistoia, Rino Fragai, assessore provinciale all'ambiente e alla caccia, Massimo Cocchi di Fidc, Massimo Logi, Arcicaccia, il direttore di Coldiretti, i responsabili provinciali alla pianificazione territoriale, Renato Ferretti e all'agricoltura Marco Ferretti), la caccia – lo hanno detto sia Mencarelli sia Fragai - è stata descritta come una risorsa in grado di unire gli aspetti benefici della gestione faunistica alla fruibilità del territorio, attivando tutta una serie di iniziative, anche gastronomiche, che lo facciano crescere economicamente, valorizzandolo. L'esperto gastronomo Leonardo Romanelli ha sottolineato la necessità per i cuochi toscani di tornare a cucinare la selvaggina con creativit�e di offrirla al consumatore – turista. L'aspetto delle carni è stato trattato anche da Rodolfo Orsini, di Natura Srl, azienda che opera nel settore della trasformazione e della commercializzazione della selvaggina. Pare si sia finalmente centrato il punto, visto che la buona tavola è uno dei motivi, se non il primo, per cui molti turisti stranieri, scelgono il nostro paese.
In questo quadro il cacciatore può avere un ruolo fondamentale. Per Massimo Cocchi, di Federcaccia Toscana “il cacciatore può essere guardiano dell'ecosistema. Se la fauna si impoverisce troppo è lui stesso ad avere un danno, perciò l'attività venatoria può portare equilibrio, tutelando le coltivazioni agricole delle invasioni e dai danneggiamenti degli animali, ma senza incidere sulle popolazioni delle specie cacciate”. D'accordo Massimo Logi di Arcicaccia che vede il cacciatore del futuro come una figura “che fa scoprire luoghi, sapori, vacanze mai vissute prima, in virtù della profonda conoscenza che ha del territorio”.
Con le novità legislative da poco approvate in Toscana i cacciatori possono cedere ai privati e a commercianti piccole quantità di selvaggina. Ora, ha detto il dirigente Marco Ferretti, si tratta di perfezionare queste norme regolamentando per esempio lo stoccaggio delle carni.
Insomma tutta una filiera utile a risollevare le sorti delle piccole imprese agricole e aiutarle a progredire, incementando legami e sinergie sul territorio.
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