Con una lettera inviata a al Presidente di FACE Italia Paolo Sparvoli, al presidente di Italcaccia Mario Gargano e al Presidente dellEnte Produttori di Selvaggina Matteo Viglietta, Osvaldo Veneziano propone “un radicale cambiamento di strategia e di rappresentanza” vista la “marginalizzazione dell’attività venatoria e la debolezza della stessa in Parlamento, e in alcune regioni, nella società” e visto lo stato di frustrazione dei cacciatori dovuto a quelle che Veneziano definisce le false promesse degli ultimi mesi, rese vane anche dalle limitazioni ultimamente intervenute.
Il quadro della situazione è chiarificato per il presidente di Arcicaccia anche dai risultati del recente sondaggio commissionato da Face Italia e Cncn, il quale dimostra “la validità culturale delle leggi in vigore che disciplinano l'attività venatoria: la 157/92 e l'art. 842 del codice civile”. Queste le regole infatti su cui la ricerca ha basato le domande poste al campione rappresentativo, che ha promosso la caccia italiana. Il sondaggio ha poi dimostrato l’insufficiente informazione che riceve l’opinione pubblica sulla caccia ed implicitamente ha esaurito, spiega Veneziano, “anche i tentativi di modificare le norme in essere, sulla base dei testi fin qui proposti in Parlamento”. A complicare il tutto c'è stata poi l'approvazione da parte della Conferenza Stato Regioni del documento predisposto dal Ministero dell’Ambiente sulla strategia per la biodiversit�(non certo magnanima sul tema caccia) e una nuova iniziativa anticaccia annunciata per i primi giorni di novembre con la presenza di ministri. Tutti questi elementi, per Veneziano segnalano la necessità di fornire nuove argomentazioni più credibili ai cittadini rispetto a quelle offerte fino ad oggi.
Nella nuova strategia suggerita, spicca l'attenzione rispetto ai danni all'agricoltura, una gestione del territorio produttiva di fauna e ambiente confortata dal recupero non più rinviabile delle risorse derivanti dalla tassa di concessione governativa. "Affrontare e risolvere questi problemi comunemente e nel rispetto delle reciproche autonomie - scrive Veneziano -può aiutare: a ricostruire un tessuto di relazioni con i soggetti piu interessati alla qualificazione e all’arricchimento del nostro patrimonio faunistico, a riaprire una interlocuzione piu feconda con gli agricoltori e il Paese; a riprendere il dialogo e la concertazione obbligatori ed ineludibili; a ripristinare le smarrite condizioni indispensabili però alla ricerca di possibili migliorie normative condivise e supportate dalla scienza utili a realizzare più governo, più gestione al fine di una caccia più qualificata e gratificante. Esperienze e proposte di evoluzione unitaria dei rapporti tra le associazioni - conclude Veneziano - stanno maturando positivamente in alcune importanti regioni".