Devono essere proprio a corto di argomenti le associazioni regionali liguri Enpa, Wwf, Lac e Lipu visto che non hanno trovato di meglio che fare un esposto alla Corte dei Conti contro la Regione per aver stanziato 48 mila euro per il monitoraggio degli storni. L'iniziativa è vista come un passaggio strumentale per l'approvazione della caccia in deroga e quindi per accontentare la “lobby” dei cacciatori, piuttosto che per salvaguardare l'economia agroalimentare dai danni che questa specie provoca ad oliveti e vigneti.
La segnalazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti si riferisce infatti alla delibera della Giunta regionale della Liguria n. 1026 del 6 settembre 2010, proposta dall'assessore all'ambiente e alla caccia Renata Briano, con cui si incarica l'Università di Genova di effettuare "in tempi rapidi uno studio approfondito sull’impatto della specie Storno (Sturnus vulgaris) sulle attività antropiche in Liguria ed in particolare sui danni che la specie arreca alle produzioni agricole".
"Troviamo vergognoso – dichiarano le associazioni - che per accontentare ancora una volta i capricci di una piccolissima frangia dei già pochi cacciatori liguri si sperperino risorse pubbliche in questa maniera, e per di più per ricerche-doppione, quando scarseggiano i fondi per la tutela della biodiversità, per la gestione delle aree protette, o per la salvaguardia del territorio”.
Se i dirigenti di queste associazioni fossero persone coerenti, riconoscerebbero che - come dicono ormai i più autorevoli istituti scientifici - gli squilibri faunistici che provocano ingenti danni all'agricoltura e all'ambiente, sono il risultato della singolare e ingiustificata realtà protezionistica italiana, dove i parchi - in cui non è concessa la caccia - sono immensi serbatoi di torme fameliche di specie oppotrtunistiche. Cinghiali e ungulati in primo luogo ma anche storni.