La questione rifiuti, il nucleare, le piattaforme petrolifiche off shore, la gestione fraudolenta del Parco delle Cinque Terre, il taglio agli enti parco. Il Ministro all'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha solo l'imbarazzo della scelta per iniziare finalmente una seria politica ambientale.
Per il momento, visto che le questioni sopra elencate scottano, e anche tanto, preferisce dedicarsi alla redazione di documenti strategici pieni di impegni generici che servono solo a spostare l'attenzione mediatica. Impegni che rappresentano il nostro paese alla decima conferenza sulla diversità biologica in corso a Nagoya (Giappone) fino al 29 ottobre, e che contrastano con le ultime posizioni ufficiali prese in Europa, almeno nel punto in cui la caccia viene vista, dalla strategia italiana, come un problema e non una risorsa.
Nel Libro Verde, documento approvato pochi mesi fa dalla Commissione Europea sulla protezione dell'ambiente dai cambiamenti climatici si legge “le foreste gestite a fini di ricreazione (comprese amenità raramente commercializzate come la caccia, le attività ricreative, il valore paesaggistico, la raccolta di frutti di bosco e funghi) fanno aumentare il valore delle proprietà circostanti, incentivano il turismo, danno un contributo allo stato di salute e di benessere e fanno parte del patrimonio culturale europeo”.
L'avranno letto al Ministero? Lo saprà la Lipu che ha colto la palla al balzo chiedendo in questi giorni l'aumento della superficie delle aree protette?