Sono in molti a considerarlo uno tra i più promettenti falconieri in circolazione. Giovanissimo, (poco più che ventenne), Gherardo Brami sa già incantare le folle e allietare lo sguardo dei più sofisticati cultori di questa nobile arte. Per lui la falconeria è un amore innato: nessuno in famiglia l'aveva mai praticata, né aveva avuto a che fare con attività simili. Ha iniziato da bambino: “all'età di sette anni, spinto da una passione sfrenata per i rapaci e la caccia con i falconi – ci racconta – ho cominciato a frequentare dei falconieri professionisti”. E' così che, supportato pazientemente dai genitori, ha potuto imparare da falconieri come Alduino Ventimiglia di Monteforte (falconiere di fama internazionale e protagonista per molti anni del Game Fair) e i membri dell'Accademia Italiana Cavalieri d'alto volo, con cui ancora collabora. Vive in un paesaggio da favola in Casentino, vicino al castello di Poppi, scenario perfetto per esibizioni dall'atmosfera medievale. Qui insieme a Maddalena Bertolozzi Caredio, la fidanzata che ha conosciuto proprio frequentando e tenendo questo genere di spettacoli, ha messo su i “Falconarius”, duo che si avvale della collaborazione di un nutrito gruppo di amici, anche loro falconieri, che danno una mano a realizzare spettacoli unici, costruiti secondo una precisa filosofia didattico–divulgativa.
Al pubblico vengono spiegati tutti gli aspetti dell'addestramento finalizzato alla caccia attraverso apposite sessioni che mettono in luce la vera essenza della falconeria. “Spettacolini circensi sminuiscono i rapaci e sviliscono la falconeria stessa” ci spiega Gherardo.
“Cerchiamo di far conoscere quella che era ed è realmente oggi questa disciplina. Anche i contesti che ricerchiamo sono sempre adeguati alle necessità dei nostri rapaci. Il nostro obiettivo fondamentale – ci spiega il giovane falconiere - è quello di sensibilizzare il pubblico alla conoscenza e quindi alla salvaguardia dei rapaci in natura e contrastare antiche credenze e la cattiva informazione che purtroppo circolano attraverso l'impiego sbagliato dei rapaci da parte di molti pseudo falconieri improvvisati”. Per questi spettacoli, senza dubbio particolari e forse unici nel loro genere, sono chiamati in manifestazioni in tutta Italia e oltre, come in Francia (Al Castello di Montbeliard e de la Barben ). Hanno anche partecipato al gemellaggio dell'Accademia Italiana Cavalieri d'Alto Volo di Alduino Ventimiglia con gli Halconero del Real Gremio de Spagna a Madrid.
Un rapporto basato sulla libertà
Difficile raccontare l'intesa perfetta che si instaura tra falco e falconiere, forse impossibile. Gherardo ci parla di un legame quasi paritario basato su fiducia e rispetto reciproci ma sempre sul filo del rasoio: “il falco, animale non sociale e libero per eccellenza, - dice - non si piega mai al volere del falconiere, non si sottomette, ed è per questo che il falconiere deve far credere al falco che sia lui ad usare l'uomo per un proprio fine. Senza questa forma di opportunismo sarebbe impossibile creare un rapporto ed il falco se ne andrebbe per la propria strada”. Non è detto che dopo il meticoloso processo di addestramento, magari anche a distanza di anni, il falco non decida di sciogliere il rapporto con il suo compagno ed andarsene per sempre. In virtù di questo rapporto senza vincoli, i rapaci di Gherardo sono tutti “rigorosamente addestrati al volo in libertà e alla caccia in modo che possano essere in grado di sopravvivere allo stato selvatico in caso di smarrimento” e sono tutti quotidianamente allenati come si faceva 2000 anni fa.
Un compito non certo leggero, visto che al momento di falchi ne ha una trentina appartenenti alle tre principali famiglie, ovvero Falconiformi (rapaci di “alto volo”): Falco pellegrino, Lanario, Girifalco, Sacro e Jugger oltre a diversi ibridi; Accipitriformi : Aquile ( reale e delle steppe), Poiane, Sparvieri e Astori (rapaci questi detti di "basso volo"); Strigiformi: Gufi, civette, allocchi e barbagianni. La totale dedizione è fondamentale. “Per riuscire ad ottenere un qualche risultato – spiega - l'addestramento deve essere continuo e metodico, non possono esistere vacanze, ferie, o giorni che non siano trascorsi ad allenare i rapaci...” dice.
La vera sfida è con sé stessi: “un buon falconiere – dice infatti - deve essere anche un buon conoscitore degli animali che coabitano nell'ambiente dove addestra i propri rapaci, e se vuole concludere con successo un'azione di caccia, deve essere in grado di sintetizzare l'ambiente che lo circonda e prevedere il volo del falco prima ancora che questo venga lanciato in aria”.
Il lato più puro della falconeria: la caccia
Al di là dell'aspetto importantissimo “spettacolare–divulgativo” da non sottovalutare è quello venatorio-predatorio, che Gherardo definisce “necessità primaria di ogni rapace per il proprio stato di benessere psico-fisico”. E' fondamentale portarli a caccia il più possibile, sottolinea: “allenarli sempre senza un fine venatorio avrebbe un effetto svilente sull'animale e il volo stesso resterebbe solo una sterile esercitazione”.
La caccia (ovviamente con i suoi rapaci) resta per Gherardo la migliore occupazione del tempo libero, seppur vista principalmente da un lato estetico. “Non importa la quantità di prede abbattute in una giornata di caccia (sempre pochissime o nessuna), quello che conta è il modo in cui le prede vengono cacciate; la bellezza del volo, il coraggio e l'astuzia dimostrati dal falcone”.
Ma della caccia canonica, quella praticata con il fucile che ne pensa? “Non la pratico – ci risponde - ma rispetto chi la fa e sostengo che
ci vogliano maggiori controlli e soprattutto maggiore informazione ed istruzione....”.
L'importante è anche che della falconeria se ne parli: “trovo essenziale – ci spiega - che riviste e portali come il vostro diano spazio e voce anche ai falconieri, poichè è bene che tutti imparino a rispettare i rapaci come controllori dell'equilibrio naturale e non concorrenti nella caccia alla selvaggina... e conoscano in modo più approfondita quella che per secoli era ritenuta la più nobile "ars venandi ". Purtroppo di ignoranza ce n'è. “E' sorprendente che la gente comune ma spesso anche i cacciatori credano che in Italia la caccia con il falco sia bandita dalla legge oppure sia una pratica antica, non più esercitata da nessuno; e rimangono sbalorditi quando scoprono che non è affatto così”.
Foto di: Franco Biondi, Monica Meschinelli, Katina Petrova, Shela Propetto