Riceviamo e pubblichiamo:
Cortese attenzione signora Stefania Rossini
Gentile Dottoressa,
alcune considerazioni sulla lettera a Caccia di voti (Espresso n° 40 del 7/10/2010) che chiama in causa l’ARCI Caccia. Il rapporto con la natura senziente è sicuramente cambiato e, può far piacere o no, anche la caccia è cambiata concorrendo a modificare detto rapporto.
Non ci sono più sport ove si uccidono animali; per nostra volontà ci sono buone regole da noi richieste che, se applicate, migliorano gli habitat e concorrono ad una presenza quantitativamente elevata di specie selvatiche anche fuori dalle aree protette. Limitandoci al regno animale, le specie censite all’interno dei confini Italia, sono circa 58.000, il valore più alto registrato in Europa.
L’accesso ai fondi agricoli - da parte dei cacciatori - è più sostenibile laddove la gestione faunistica funziona. Se ciò non è merito della caccia non è neanche un demerito. Si caccia in gran parte del mondo talvolta in modo consumistico, le nostre leggi, invece, sono ispirate da una buona scienza e meno “invasive” di altre.
Esiste una caccia sostenibile che ha una sua etica più o meno condivisibile ed in continua evoluzione, forse anche per questo la caccia resiste.
Per migliorarla, in Europa, gli ambientalisti (Birdlife) e i cacciatori (Face) firmano accordi per la caccia sostenibile, non per abolirla.
In Italia il sopracitato accordo è stato utilizzato dagli ambientalisti per sostenere la giustezza dei limiti presenti nella attuale legge.
In alcune coalizioni si esternano le posizioni più estremiste, pro ed anticaccia; Roma finge di non sapere le brutte “deroghe” che si fanno a Venezia e tutti insieme vivono felici e contenti. L’ARCI Caccia è l’associazione del buon senso che ha voluto scritto nella legge che la “fauna selvatica” è proprietà dello Stato, dei cittadini e abbiamo condiviso questa posizione con Laura Conti (scienziata e mamma dell’ambientalismo, che ricordiamo con affetto) e con le rappresentanze degli imprenditori agricoli e degli ambientalisti. Cuore e ragione hanno aiutato a scrivere, con passione e onestà, le norme vigenti, cui hanno concorso gli stessi “verdi” come atti parlamentari e documenti dimostrano.
Con le normative esistenti si è trovato un avanzato punto di equilibrio, confortato dai risultati referendari del 1990 e del 1997 su caccia e accesso ai fondi agricoli (il quorum su questi temi non si mai raggiunto). Il Referendum del 1990 è stato vissuto dalla sinistra (PDS, PSI, PR) associazioni, riviste, quotidiani, come via per costruire un’“alternativa” politica. La non sufficiente affluenza alle urne degli italiani, in entrambi i casi, ha segnalato che gli elettori non apprezzano le strumentalizzazioni ei Partiti su questi temi.
L’italiano è persona di buon senso che noi rispettiamo dicendo no a qualsivoglia pratica venatoria che non risponde a criteri scientifici.
E’ da qualche campagna elettorale che dal centrodestra arrivano messaggi che propongono ai cacciatori “ogni ben di Dio” per carpire la loro buona fede e altrettanto fanno altri candidati della stessa coalizione a caccia di voti animalisti. Non è mancato, nel centrosinistra, qualche analogo comportamento tra i candidati e negli atti delle Giunte regionali.
Ho ascoltato candidati proferire ridicole proposte sulla caccia che parlavano in nome del “Presidente Cacciatore”. Ho letto di telefonate affabulatrici del “Presidente Cacciatore” a riunioni di seguaci di “Diana”.
Il “Presidente Cacciatore” (controfigura del Presidente operaio) non solo non ha convinto me e oggi, forse, non convincerebbe molti altri.
Anche in politica “gli zimbelli” da richiamo andrebbero aboliti, tantomeno se servono a coprire politiche di cementificazioni, condoni edilizi, assalti ai parchi, ecc. Per concludere: al centrosinistra che – a dire della lettrice – è attento alle nostre posizioni, chiediamo politiche sulla caccia che abbiano a cuore gli interessi generali dell’ambiente e dell’agricoltura fatte con onestà e con supporti scientifici disinquinando la materia dagli estremismi, talvolta di comodo, di cui si ciba la malapolitica.
Ai posteri scegliere se andare o meno a caccia. Noi, è chiaro, faremo un po’ di ragionevole tifo.
Distinti saluti
Osvaldo Veneziano
Presidente nazionale Arci Caccia
Roma, 7 ottobre 2010