Quanto successo lo scorso 22 ottobre al Consiglio dei Ministri è senza alcun dubbio emblematico della situazione in cui versa la caccia, spesso schiacciata tra diverse correnti ideologiche all'interno della maggioranza di Governo. Al di là della decisione di rinviare l'impugnativa proposta dal Ministro per i rapporti con le Regioni Raffaele Fitto sulla legge della Lombardia che ha autorizzato l'approvvigionamento dei richiami vivi nell'attuale stagione venatoria (che sarebbe per Fitto analoga a quella dello scorso anno ritenuta incostituzionale dalla Consulta), il Corriere della Sera riferisce di una “rissa verbale” che ha costretto il Cdm a tale decisione.
Un'accesissima discussione protratta per più di mezzora che ha visto da una parte i ministri Bossi, La Russa, Matteoli, Galan, Gelmini schierati a difesa dei cacciatori, dall'altra il fronte Brambilla, Bondi, Prestigiacomo (questi ultimi decisamente defilati rispetto all'agguerrita ministra del Turismo). Bondi, si legge sul Corriere, vorrebbe passare da “un'Italia con il fucile in mano” ad un Paese “innamorato degli animali”, mentre a sorpresa la Prestigiacomo si è dichiarata “nè animalista né contraria alla caccia” anche se era per l'impugnativa della legge regionale.
Dall'altra parte Bossi si è scagliato contro l'Europa perchè “impone cose che non funzionano” ed ha parlato di aumento dei tempi e delle specie cacciabili, della stessa opinione anche Calderoli e Matteoli. La Brambilla, in netta minoranza su posizioni animaliste, è stata così attaccata dal ministro Galan: “Non si è mai visto un ministro animalista - ha detto Galan-. I cacciatori ci votano, mentre gli ambientalisti sono da sempre a sinistra”. Anche per la Gelmini i cacciatori vanno rispettati perchè “sono i nostri elettori” avrebbe detto, ricordando poi il peso economico del settore e le esigenze delle industrie bresciane.