Dopo l'incidente di caccia nell'aretino, Michela Vittoria Brambilla, Ministro del Turismo, ha espresso il proprio cordoglio ai familiari del cercatore di funghi ucciso accidentalmente da un cacciatore. L'occasione è divenuta però pretesto per parlare della propria battaglia anticaccia e per tornare sull'intimidazione ricevuta due giorni fa, accostando il mondo della caccia all'ignobile gesto dell'invio del pacco in forma anonima contenente una zampa di capra mozzata.
“Le posizioni politiche e personali che ho assunto contro la caccia – dichiara infatti il Ministro - mi avranno anche procurato l'avvertimento dell'altro ieri da parte di chi vuole negare il diritto d'opinione e passare dal civile confronto all'intimidazione. Ma ho avuto il coraggio di denunciare, insieme con i parlamentari che hanno sottoscritto la proposta di legge sull'abrogazione dell'articolo 842 del codice civile e per disciplinare con norme più severe e stringenti l'esercizio dell'attività venatoria, una situazione che non può più perdurare”. Anche utilizzando una forma condizionale, il Ministro Brambilla, ben cosciente che sul caso del pacco c'è un'indagine in corso e che non esiste alcuna prova nei confronti dei cacciatori, è loro che accusa, facendoli così passare per persone pericolose e capaci di gesti avventati.
Il ministro fa anche di peggio quando cerca di imputare alla caccia il pericolo numero uno per gli appassionati di funghi (una vittima per colpa della caccia in tutto l'anno contro una settantina tra precipitati e dispersi): “non è possibile – afferma - perdere la vita impallinati mentre si va la domenica mattina a cercare funghi, solo per compiacere i cacciatori e chi li sostiene, una minoranza della popolazione italiana, mantenendo in vita norme e privilegi assolutamente anacronistici”.
La ministra fa di tutta l'erba un fascio quando tra le vittime della caccia, che considera “crudele e pericolosa per l'incolumità pubblica” oltre che i cercatori di funghi (uno lo scorso anno) conta anche i cacciatori stessi (una ventina) ma non dimostra la stessa meticolosa attenzione per l'infausta attività di cercare funghi nel bosco, capace di mietere decine di vittime al mese.
Un ragionamento troppo di parte che smaschera le finte buone intenzioni e scopre una vergognosa strumentalizzazione di un grave incidente. Siamo solidali alle parole della Brambilla quando manifesta “profondo cordoglio e sincera vicinanza ai parenti della vittima” ma ci corre l'obbligo di domandarci come mai tanto interesse istituzionale sia mancato totalmente per ogni altra vittima del bosco e come mai, visto che solo per la raccolta funghi si contano più del triplo delle vittime, non abbia preteso altrettanto rigore per porre rimedio alla situazione.