Francesco Grassi, 29enne, perito chimico, residente a Carmignano (PO) è alla sua seconda stagione venatoria. Non ha cacciatori in famiglia, la sua è una passione nata col tempo e sbocciata nella più completa consapevolezza di un giovane adulto, grazie all'influenza di amici cacciatori, che ora frequenta anche in ambito venatorio.
Tra i suoi interessi, oltre alla caccia e alla natura c'è il ciclismo, che pratica nel tempo libero (soprattutto a caccia chiusa). Per il momento si dedica esclusivamente alla forma vagante prediligendo la lepre, a cui si dedica tutto l'anno seguendo e partecipando attivamente ai censimenti organizzati nel suo Atc di residenza.
“Vivo la caccia come una necessità dell'animo – ci dice – , oltre che come una forma di impegno sociale e ambientale. Cerco di dare una mano come volontario, quando posso partecipo alle varie iniziative, fondamentali per assicurare a noi e alle generazioni future una buona presenza della selvaggina a livello qualitativo e quantitativo”.
Il livello di scontro si è alzato troppo in questi ultimi tempi per colpa di chi vuole farsi passare per paladino dell'ambiente puntando sulla denigrazione della caccia. Fortunatamente, anche se nel silenzio dei media, interessati solo ai toni forti e alla bagarre politica, c'è una nuova generazione di giovani cacciatori pronti ad imparare e a mettere in pratica i principi della gestione venatoria, fondamentali per assicurare la sopravvivenza di boschi e della fauna stessa che li popola.
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