E' stata l
etteralmente gremita da cacciatori, ricercatori e tecnici faunistici la sala messa a disposizione dalla Regione per il convegno dedicato alla Gestione e conservazione della Pernice bianca sull’Arco alpino, che l’Associazione Cacciatori Trentini ha tenuto sabato scorso a Trento.
Dal confronto, improntato sulla presentazione di fondati e riconosciuti dati scientifici, è emerso che la pernice, specie tipica della tundra artica, dall’Alaska alla Scandinavia, presente anche sulle Alpi come “relitto glaciale” non corre alcun rischio a livello mondiale. Anche se le popolazioni delle zona marginali di diffusione, come appunto le Alpi e i Pirenei, sono in declino da diversi decenni. Le cause sono innumerevoli a partire dai cambiamenti climatici che riducono drasticamente gli habitat favorevoli, ma anche la predazione, le attività antropiche e il prelievo venatorio.
Da qui l'idea, condivisa anche dagli ambientalisti presenti (Wwf e Legambiente) che occorre individuare un percorso condiviso e basato su alcuni punti essenziali: ricerca scientifica, monitoraggio costante delle popolazioni, responsabilità (e disciplina) in tutte le attività umane che producono effetti sulla specie. Per elaborare scelte gestionali da modulare nel tempo, compresa l’eventualità di un prelievo venatorio conservativo, come ha sintetizzato il moderatore Romano Masé, dirigente generale Dipartimento Risorse Forestali e Montane della Provincia Autonoma di Trento.
“La nostra preoccupazione principale – chiarisce Gianpaolo Sassudelli, presidente dell’Associazione Cacciatori Trentini - è che si decida di chiudere la caccia (che oggi in Trentino è già sospesa e negli ultimi anni riguardava un numero simbolico di soggetti) pensando di risolvere il problema. I cacciatori, ha ricordato Sassuadelli, accettano le limitazioni ma solo se tali decisioni vengono prese anno dopo anno, sulla base delle consistenze accertate; restando disponibili a continuare le gravose attività di monitoraggio (che ogni anno impegnano circa 90 cacciatori volontari e 150 cani per diverse giornate) e mettendo a disposizione della Fondazione Mach tutti i capi eventualmente prelevati in futuro, per il miglior proseguimento degli studi genetici già in corso nei laboratori di San Michele all’Adige.
I CONTRIBUTI SCIENTIFICI IN PILLOLE
Ruggero Giovannini (Servizio Foreste e Fauna della Provincia autonoma di Trento) ha introdotto i lavori con una relazione sullo status e sulla gestione della pernice bianca in Trentino.
Claude Novoa (Office National de la Chasse et de la Faune Sauvage, Prades, Francia) ha parlato della demografia e regolamentazione del prelievo venatorio della pernice bianca sulle Alpi e sui Pirenei francesi.
Niklaus Zbinden (Stazione ornitologica svizzera, Sempach, Svizzera) ha descritto la situazione della pernice bianca in Svizzera e le strategie di conservazione attuate.
Barbara Crestanello (Fondazione Edmund Mach, S. Michele all’Adige, Trento) ha riportato i risultati finora ottenuti dal Progetto di ricerca ACESAP che indaga sulla genetica della pernice bianca.
Luca Rotelli (Albert-Ludwigs-Universität Freiburg, Germania) ha spiegato le tecniche di censimento e monitoraggio primaverile ed estivo della specie.
Angelo Lasagna (Regione Autonoma Valle d’Aosta - Direzione Flora Fauna Caccia e Pesca, Aosta) ha informato sulla gestione faunistico venatoria della pernice bianca in Valle d’Aosta e su alcune tecnologie innovative applicate alla ricerca sul campo.