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Rileggere con attenzione e urgenza il quadro delle norme regolamentari di settore, per esaminare cosa possa essere “corretto” affinché tali tragici eventi non si ripetano". Così le associazioni venatorie umbre Fidc, Anlc, Enalcaccia, Anuu e Arcicaccia intervegono dopo i recenti incidenti che hanno portato alla morte di due cacciatori nel corso di regolari battute al cinghiale.
"Il mondo venatorio - continua la nota congiunta delle associazioni - già pesantemente attaccato da chi rifiuta eticamente e preconcettualmente la caccia e si permette di inneggiare alla morte dei suoi praticanti (come nel caso del cacciatore rapinato e ucciso a Reggio Calabria), deve trovare unitariamente le giuste soluzioni, a maggior ragione se le cause di quanto avvenuto fossero da addebitare all’ imperizia o alla scarsa conoscenza delle più elementari norme di sicurezza".
Occorre isolare certi comportamenti di chi interpreta con superficialità l'attività venatoria. Il rischio è quello di macchiare irreparabilmente, scrivono le associazioni, l'immagine dell'intera categoria. "E’ su questo versante quindi - scrivono - che vanno ricercati tutti quei correttivi efficaci per invitare o, se necessario, obbligare coloro che praticano tale forma di caccia al totale rispetto delle norme di sicurezza prima, durante e dopo le battute, senza condizionamenti e pressioni, in perfetta sintonia con le Istituzioni Regionale e Provinciali".
In un recente incontro le associazioni di cui sopra più Italcaccia e Cpa Sports, si sono accordate sulla necessità di coordinare i propri sforzi nella direzione della tutela della cultura venatoria e si sono impegnate per definire in tempi brevi le modalità e le forme di intervento sulle norme che regolano l'attività venatoria regionale.