Da un documento recentemente approvato dalla Conferenza delle Regioni emerge una situazione allarmante in tutta Italia per i danni causati dalla fauna selvatica a scapito del settore agricolo e zootecnico ma anche della pubblica sicurezza per l'aumento preoccupante degli incidenti stradali con i selvatici. Le Regioni, preoccupate per l'ammontare delle spese a carico delle amministrazioni locali, chiedono una maggiore attenzione da parte dello Stato per mettere in pratica proposte operative.
Si tratterebbe dunque di “rimuovere alcuni ostacoli dovuti principalmente all'attuale assetto della normativa nazionale vigente, come per esempio il divieto di esercizio venatorio in presenza di neve” e di vedere sanciti alcuni principi fondamentali come il controllo delle popolazioni ungulate su tutto il territorio agroforestale (compreso quello escluso dall'attività venatoria) e l'autonomia gestionale delle regioni per implementare strategie più opportune affinchè il patrimonio faunistico possa essere considerato una risorsa del territorio, anziché un problema.
Tra le specie maggiormente dannose ce ne sono alcune non cacciabili. La Conferenza ha quindi riproposto l'inserimento dello storno tra le specie cacciabili attraverso un intervento urgente della Presidenza del Consiglio nei confronti dell'UE ma anche l'ampliamento e la semplificazione delle attuali procedure relative alla riduzione di fauna alloctona come la nutria e strategie urgenti per affrontare i danni causati dai troppi cormorani al fine di ridurne il numero a livello europeo.
Le Regioni chiedono inoltre al Governo gli stanziamenti promessi dalla legge finanziaria del 2001 rispetto ai fondi (oltre 5 milioni di euro) da ripartire tra le regioni per la realizzazione di programmi di gestione faunistico ambientale e il trasferimento alle Regioni del 50% delle tasse sulle concessioni governative relative alle licenze di caccia. Maggiori risorse – si legge nel documento - sarebbero di aiuto anche agli Osservatori Faunistici Regionali al fine di svolgere l’attività di monitoraggio degli habitat e della fauna selvatica, nonché dei prelievi e delle deroghe così come previsto con l’applicazione delle prossime Linee Guida dell'Ispra.