Due tragici incidenti di caccia nel Comenico hanno spinto la Provincia di Belluno a inasprire alcune norme che regolano la caccia dopo che a novembre, in un incontro con le associazioni venatorie e le riserve di caccia, era stato affrontato il problema. Le decisioni prese non vanno giù però alle cinque riserve dell'Alpago che in una lettera di protesta accusano l'istituzione di non averli interpellati.
“Ci siamo ritrovati di fronte a delle scelte già fatte, che non condividiamo e nelle quali non siamo stati neppure coinvolti – osserva Angelo Fullin, presidente della riserva di Tambre - . Un trattamento – continua - che sembra più una vendetta verso pochi, ma che alla fine coinvolge tutti. Perché, mi chiedo, invece di penalizzare tutti i cacciatori, compresi quelli che si sono sempre comportati bene, rispettando a pieno le regole e amando questa passione come non mai, non si è pensato di punire in maniera più dura soltanto chi sbaglia? Troppo facile fare di tutt’erba un fascio: è come se dopo un incidente venisse vietato l’uso delle auto”.
“Nessuna vendetta contro pochi - replica l'assessore alla caccia Silver De Zolt - tutto è stato proposto, discusso e deliberato non dalla Provincia, ma assieme allo stesso comitato per la sicurezza, il cui scopo fondante è tutelare la salvaguardia di tutti i cittadini”.
Come già avevano preannunciato, i rappresentanti dei cacciatori alpagotesi comunicano che d'ora in poi interromperanno ogni rapporto collaborativo con la Provincia, sciogliendo anche il distretto dell'Alpago.
(Corriere della Sera)