Intervistato dalla rivista GQ Italia, Roberto Baggio torna a parlare della sua vita, della sua infanzia e inevitabilmente della sua grande passione: la caccia, che l'ha colpito da bambino e non l'ha mai più abbandonato. "Da noi, in Nord Italia, una zona strategica per l'emigrazione degli uccelli – spiega - la caccia è sempre stata importantissima. Ha dato da mangiare ai nostri antenati, è qualcosa che abbiamo dentro. Poi c'è chi la passione l'ha coltivata, l'ha portata avanti, e chi l'ha lasciata scemare".
"Capisco - continua Baggio - che ci sia qualcuno che non è d'accordo, ci mancherebbe, ma molti ne parlano senza saperne nulla. Mio padre mi ha insegnato ad andare a caccia che ero un bambino, anzi, i miei primi ricordi hanno quasi tutti a che fare con la caccia: e se cresci con un papà che ti insegna ad andare a caccia, è qualcosa che non ti togli più. E' come dire a uno che tifa per il Toro: "Da domani diventi della Juve!". E' impossibile".
Roberto, che è stato da poco premiato dalla conferenza dei premi Nobel per il suo impegno umanitario, confessa che vorrebbe trasmettere ai figli quei “valori che restano per tutta la vita”. “Oggi – sottolinea – cerchiamo di dare ai nostri figli ciò che non abbiamo avuto, ma rischiamo di far loro un danno, perchè non hanno più il desiderio di mettersi in gioco per conquistare, per costruirsi per arrivare a un obiettivo”. "Noi - dice - non avevamo niente, il pallone, con nascondino, era l'unico divertimento. Oggi si collegano a internet e hanno tutto a portata di mano. E' tutto troppo semplice, ed è questo che mi preoccupa, come genitore. Vorrei fargli capire che devono conquistarsi le cose”.