La Lipu ritiene grave la riapertura della caccia decisa dall'Assessorato regionale nei Pantani della Sicilia Sud Orientale fino al 19 gennaio. Un'assurdità, insiste la Lipu, “per un'area che è Zona di Protezione Speciale ai sensi delle direttive comunitarie per la presenza straordinaria di specie di uccelli”. I censimenti effettuati dalla Lipu e da Ebn Italia hanno evidenziato la presenza di una settantina di specie diverse tra cui anatre, aironi, fenicotteri, rapaci, limicoli e passeriformi, un nucleo di nove Gru (al pantano Longarini), numerose morette tabaccate e le rarissime Casarche.
"I dati dei censimenti effettuati quest'anno evidenziano che con la chiusura della caccia queste aree si ripopolano di specie. Si tratta di siti di straordinaria importanza per gli uccelli acquatici, come anche ha confermato il parere ufficiale dell'ISPRA. In queste zone - conclude Celada - cacciare rappresenta, senza mezzi termini, un vero sfregio a un patrimonio, quello degli uccelli migratori, che è di tutta la comunità internazionale ".
“Un sito che – sottolinea la Lipu - da tempo la stessa Regione ha già dichiarato di voler trasformare in riserva naturale, ma che ancora non si decide a fare nonostante l'obbligo di legge che le deriva dal Piano Regionale Parchi e Riserve Naturali approvato nell'ormai lontano 1991”.
La Lipu dimentica un dettaglio di fondamentale importanza: la caccia, anche nelle Zps, è perfettamente prevista dalle direttive Ue in vigore, le quali non ritengono assolutamente che possa costituire un pericolo per le specie protette e non, ovviamente a patto che sia predisposta in seguito alle opportune valutazioni di incidenza. Al contrario di quanto sostiene la Lipu, l'attività venatoria ha permesso la creazione e il mantenimento di importanti luoghi frequentati dalla fauna avicola migratoria, che anche la caccia contribuisce attivamente a tutelare attraverso monitoraggi dettagliati e studi scientifici mirati.