''Non sussistono i tempi necessari per accogliere la proposta di posticipare al 10 febbraio la chiusura della caccia, che e' difficilmente percorribile anche da un punto di vista normativo''. Così l'assessore alla Caccia della Regione Umbria, Fernanda Cecchini, che perentoria esclude la proposta avanzata dal Coordinamento delle Associazioni venatorie umbre.
''La modifica del calendario venatorio - ha spiegato l'assessore - deve seguire un iter procedurale nel quale la Giunta regionale preadotta la proposta, la sottopone al parere dell'Ispra, che deve rispondere entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta, e della Commissione Consiliare competente. Sulla base di questi, la Giunta adotta il testo finale che entra in vigore successivamente alla pubblicazione dell'atto sul Bollettino Ufficiale della Regione Umbria''.
Come previsto dalla legge nazionale sulla caccia, ''i termini dei periodi di prelievo venatorio possono essere modificati - ha ribadito - purche' siano contenuti tra il 1 settembre ed il 31 gennaio e nel rispetto dell'arco temporale massimo indicato dalla stessa legge. Se la posticipazione successiva al 31 gennaio e' resa possibile dalla modifica adottata con la legge Comunitaria 2010 (art.43), che indica la prima decade di febbraio quale termine ultimo di chiusura, e' altresi' vero - scrive ancora Cecchini - che avendo aperto la caccia ad alcune specie tra quelle indicate, fin dal 1 settembre e per le altre dal 19 settembre, il rispetto dell'arco massimo temporale non consente lo ''sforamento' del 31 gennaio''.
Se ne riparla per la prossima stagione. ''Sarà mia cura - ha continuato Cecchini in una lettera inviata al Coordinamento - prendere in considerazione la richiesta nell'adozione del prossimo calendario venatorio sulla base di una precisa e puntuale valutazione delle date di apertura, che consenta l'applicazione di quanto consentito dalla vigente normativa''.