Elena Donazzan, 39 anni, vicentina doc, ha presieduto per cinque anni l'Assessorato regionale alla Caccia di una delle regioni a maggiore vocazione venatoria del Paese, dimostrando competenza e attenzione nei confronti delle esigenze di migliaia di cacciatori e delle loro tradizioni. Fa politica fin da giovanissima, dal 1997 è consigliere Provinciale a Vicenza, finchè nel 2000 viene eletta con Alleanza Nazionale in Regione. La sua esperienza di assessore inizia nel 2005, quando l'allora Governatore Galan la sceglie per dirigere il settore Caccia, che fu per anni appannaggio di Sergio Berlato, diventato europarlamentare, col quale porta avanti una strenua battaglia a sostegno delle deroghe, sistematicamente ostacolate a colpi di ricorsi al Tar, ma riesce ad assicurarne quasi continuativamente l'applicazione. Cambiate le fila della maggioranza, dalle ultime regionali rimane nella Giunta di Zaia ma cambiano le sue competenze. Attualmente è Assessore alle Politiche dell'Istruzione e della Formazione del Veneto. Anche se non se ne occupa direttamente da amministratore pubblico, a Elena Donazzan la caccia è rimasta nel cuore e non ha abbandonato i cacciatori che vede e frequenta anche a Sacro alla Patria, località ai piedi del monte Grappa, dove attualmente vive.
“La caccia – ci dice – è una cosa che devi amare. E' complessa sotto l'aspetto normativo e lo è per le implicazioni culturali che porta in sé. Infine vi è una forte componente emozionale a ravvivare, se ve ne fosse bisogno, il clima. Con la caccia ho un rapporto di grande rispetto: so di trovarmi al cospetto di una tradizione secolare, connaturata all'uomo che fin dalla notte dei tempi aveva un rapporto gerarchico e di controllo rispettoso della natura. Rapporto svilito da un certo ambientalismo di matrice positivista, che crede che il rispetto della natura sia il suo allontanamento dall'uomo, che ha ribaltato il normale rapporto uomo-animale. La mia quindi è stata una iniziale adesione filosofica e culturale e quindi politica che si è trasformata presto in una difesa di "cuore" quando ho conosciuto i cacciatori. Cacciatori vecchi, con mezzo secolo di licenze sulla pelle, a cui brillano gli occhi ogni volta che li fai parlare di "capanno", di richiami, di cene in compagnia; cacciatori giovani innamorati dei loro nonni, che magari li hanno accompagnati a portare le "gabbiette" fin da bimbetti; cacciatori esperti di natura più di qualsiasi professore di biologia; cacciatori di ceti sociali completamente diversi, che mai si incontrerebbero nella vita se non grazie a questa passione ancestrale.
Ed oggi, impegnata in un altro settore, come vede la caccia veneta?
“Non voglio dare alcun giudizio - non si sbilancia l'Assessore - ma voglio solo augurare all'assesssore Stival e a noi tutti che si cerchi sempre di difendere la caccia con tutte le azioni possibili, con tutta l'attenzione dovuta e con la preparazione tecnica e giuridica che fino a d oggi ha portato il Veneto a grandi risultati.
E per quanto riguarda l'unità del mondo venatorio tanto auspicata?
“Mi auguro – risponde - che si capisca che la divisione serve solo ad indebolirci, che mentre si fanno dei distinguo i nostri nemici, gli anti-caccia, usano queste spaccature per "spiumarci"....il tempo è tutt'altro che favorevole. La politica nazionale deve scegliere le priorità di intervento ed in un momento di crisi economica è del tutto evidente e giusto che ci si occupi d'altro, tuttavia la nostra divisione non fa che rinviare scelte per noi importanti e necessarie”.
Sarebbe utile, la provochiamo, anche per superare divisioni più profonde e pericolose, come quella che nel partito di maggioranza nazionale vede emergere un fronte anticaccia guidato dal Ministro Brambilla, che in questi mesi ha lanciato una proposta di legge per tentare di impedire l'accesso dei cacciatori nei terreni privati. Cosa che ha creato un diffuso scetticismo tra gli elettori cacciatori che avevano rivolto le proprie speranze nei propositi di riforma della 157, inserita nel programma nazionale e inizialmente promessa dallo stesso Berlusconi. Lei, assessore Donazzan, che è stata uno dei primi esponenti nel centro destra a criticare pubblicamente l'atteggiamento del Ministro, pensa che il Pdl riuscirà a trovare una sintesi che escluda certi estremismi?
“Il partito degli anti-caccia è trasversale – risponde -. Il mio partito aveva espresso chiaramente nel proprio programma elettorale l'impegno per la modifica della legge statale e voglio ricordare che a fare le battaglie più evidenti nel rispetto di questo impegno sono stati il senatore Orsi (PDL) e l'eurodeputato Berlato (PDL). Il Ministro Brambilla ha espresso la propria posizione personale, legittima, ma contro la posizione del partito”.
La caccia, incalziamo, come ha recentemente riconosciuto anche l'Ispra, non costituisce un pericolo per la fauna nel nostro Paese ma spesso i cacciatori vengono visti come nemici della natura. Pensa anche lei, come ha evidenziato il sondaggio di Astra Ricerche che in larga parte ciò sia rapportabile alla scarsa conoscenza da parte della maggioranza degli italiani su ciò che sia realmente la caccia in Italia?
“Dobbiamo combattere innanzitutto una battaglia culturale per far conoscere cos'è veramente la caccia, quale tradizione profonda e radicata nella nostra cultura, nelle opere d'arte, nello stile di vita rispettoso delle regole della natura. Credo che la strada giusta sia ancora una volta quella di creare delle alleanze su questo tema tra cacciatori, agricoltori ed il mondo di quell'ambientalismo più intelligente non pregiudizialmente contro”.
Oggi, assessore, lei si occupa di scuola e formazione. Cosa fa o cosa intende fare per la caccia in questa sua nuova sfera di competenza?
“La scuola va certamente sensibilizzata proprio attraverso un approccio culturale e multidisciplinare a partire dalla scuola elementare, favorendo le lezioni sul posto accompagnati dai cacciatori, leggendo grandi autori come Mario Rigoni Stern, forse tra i più grandi letterati in tema di caccia, e per questo mi sto impegnando”.