Non si distanziano poi molto da quelli del sondaggio di Astra Ricerche i dati sulla percezione della caccia da parte degli italiani diffusi in questi giorni dall'Eurispes. Se lo studio dettagliato dell'istituto di Finzi aveva rilevato anche la causa della diffidenza di una grossa fetta della popolazione, ovvero la quasi totale ignoranza delle regole imposte ai cacciatori (a cui si deve aggiungere la campagna mediatica sproporzionata condotta in primis addirittura da un ministro della Repubblica), Eurispes indica in un 56,6 per cento i cittadini contrari.
Se si scende nel dettaglio si scopre che il 17,8 per cento degli italiani (e quindi non solo i cacciatori) la considera un'abitudine accettabile, (di questi, l'11,7 per cento la approva con entusiasmo) e un altro 23,9 per cento la approva almeno in minima parte.
Siamo comunque molto lontani dai dati che vengono spesso citati dalle associazioni animaliste e ripetuti in tv e sui giornali dalla Brambilla e dagli altri esponenti del Comitato Animal Friendly, che vorrebbero addirittura un 90 per cento di italiani contrari all'esercizio dell'attività venatoria. Pura propaganda, smentita colpo su colpo da ogni rilevazione statistica.
Anche i dati dell'Eurispes svelano una certa ignoranza e una distanza puramente ideologica dalla caccia. Lo dimostra la rilevazione equivalente sulla pesca, che a differenza della caccia, seppur basata sugli stessi principi, viene percepita da molti come uno sport o un passatempo rilassante. Forse complice una scarsa attenzione nei confronti dei "non mammiferi", per quasi il 50 per cento degli intervistati (48,1%) la pesca non sembra essere considerata una pratica da evitare o quanto meno da limitare.