“Siamo veramente stufi di leggere le solite frasi vuote e prive di valenza scientifica che mirano solamente ad intenerire gli animi di alcuni lettori nella speranza di ottenere consensi per poi avanzare richieste di chiusura di quei territori per il bene della biodiversità”. Così Ascn (Associazione Siciliana Caccia e Natura) commenta le dichiarazioni del vicepresidente della Lipu Fulvio Mamone Capria, che si è scagliato contro l'ultimo provvedimento in materia di caccia (4 giornate nei Pantani Sud Orientali solo ai residenti) parlando addirittura di “emergenza ambientale” e sottolineando la necessità di avviare l'Iter per la creazione di una riserva naturale nei Pantani di Pachino.
Per il presidente di Ascn, Francesco Lo Cascio, che sottolinea la validità scientifica delle argomentazioni avanzate dalle associazioni venatorie alla base dell'iter burocratico del decreto sui pantani, confermata anche da un recente pronunciamento del Tar, gli ambientalisti cercano in realtà di “fare cassa”, come dimostrano, spiega Lo Cascio “gli oltre 14 milioni di euro spesi annualmente dalla Regione per fare gestire quelle aree siciliane vietate a vario titolo, mentre e non solo noi, assistiamo solamente al fallimento totale di quei sani principi e, la nascita di tante discariche a cielo aperto in quei siti”. Soldi che a quanto pare non bastano, visto che per gestire quelle stesse aree sono stati richiesti altri due milioni.
La vittoria sull'ennesimo ricorso della stagione da parte ambientalista è un risultato che per Ascn rappresenta una prima grande vittoria della legalit�e lascia aperta la strada a buoni propositi per il mondo venatorio isolano. “Siamo orgogliosi di fare notare – scrive Lo Cascio - come negli ultimi anni, l’aumento numerico dei Fenicotteri è una realtà che supera le menzogne dei così detti ambientalisti, vi è da ricordare inoltre, che l’introduzione del Pollo Sultano ha dato frutti positivi riproducendosi in natura, abbiamo notato presenza considerevole della cicogna bianca e cenerina, moretta tabaccata e altre specie di fauna protetta".
"I dati di cui sopra - spiega ancora Lo Cascio - sicuramente, in maniera più completa, sono in possesso dell’Assessorato per le Politiche Agricole e Alimentari, che a seguito di molteplici incontri e censimenti sul territorio, hanno dimostrato in modo onesto la presenza e l’ottimo stato di conservazione di questi migratori, considerato i risultati e l’ampia dimostrazione che queste ed altre specie di selvaggina hanno convissuto con il cacciatore, e logico pensare che in quelle zone la presenza della sentinella dei boschi abbia giovato a tutte le specie presenti. Sicuramente la presenza del cacciatore anche se non assidua nell’ultimo biennio, ha contribuito a tenere lontano la losca figura dei bracconieri che certamente avrebbero inciso negativamente anche su tutte le specie protette".
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