Come già sottolineato da questo portale, anche Cncn e Face Italia portano in evidenza come puntualmente nei conteggi degli anticaccia “figurino eventi che nulla hanno a che fare con la specificità dell’attività venatoria” e che quindi “non si possono considerare incidenti di caccia”. E' il caso della Lac che "ha diffuso un dato sul numero delle vittime della caccia inverosimile e facilmente criticabile", si legge in un comunicato diffuso oggi, includendo decessi dovuti a malori, infarti, cadute e addirittura slavine.
Le vittime, secondo l’annuale studio realizzato dal CNCN, sono state 22 e non 35, e lo stesso discorso vale per il dato sui feriti. “La LAC – continua la nota - dichiara 74 feriti ma comprende tra questi malori, cadute, scivolate e punture di vespe, ovvero eventi sfortunati ma tipici di qualunque pratica sportiva o amatoriale svolta all’aria aperta e non solo della caccia. Senza includere questi eventi si arriva alla cifra ben più contenuta di 61”.
Da una analoga ricerca sulle diverse tipologie di incidenti occorsi durante le varie e più comuni attività ricreative e sportive all’aria aperta effettuata da CNCN per l'anno solare 2010 (dal 1 gennaio al 31 dicembre) si apprende che, "escludendo gli infarti, ad esempio nel nuoto e nella balneazione ci sono stati 127 decessi, 53 decessi si sono verificati durante la raccolta funghi e tartufi, 64 nell’escursionismo, 31 nello sci e attività correlate, ma nessuno pensa, ovviamente, di chiudere le spiagge, le piscine, la raccolta funghi, gli impianti sciistici”.
“Distorcere i dati – concludono Cncn e Face Italia - non è certo un modo costruttivo e corretto di fare informazione, ma è comunicando in modo trasparente e facendo prevenzione– attività che CNCN e FACE Italia portano avanti con iniziative e programmi di vario tipo già da tempo – che si può davvero innalzare ulteriormente il livello di sicurezza”.