Con un decreto urgente, il n.1 del 4 gennaio del 2011 (confermato anche in una successiva delibera), il governatore del Veneto Luca Zaia ha costituito un pool di avvocati per difendere la delibera sulla caccia in deroga davanti alla Corte Costituzionale, dopo che il Governo, all'inizio di dicembre, ha impugnato il provvedimento.
Lo riferisce Il Giornale di Vicenza, da cui si apprendono anche le motivazioni del ricorso: non sarebbero stati previsti i cosiddetti “rigidi controlli”, nel provvedimento mancherebbe un criterio di determinazione oggettiva sulle piccole quantità, non è stato rispettato il parere negativo dell’Ispra e viene contestato l'utilizzo di richiami vivi per specie protette.
Nel ricorso di dieci pagine si legge che la Regione Veneto "ha quindi ecceduto dalle proprie competenze e invaso l’ambito di esercizio da parte dello Stato della propria competenza legislativa esclusiva in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema", e ancora "La delibera impugnata è infine analoga a leggi regionali dichiarate incostituzionali dalla Corte Costituzionale con sentenza n,266/2010 per la violazione dell’articolo 117 della Costituzione".
Il Governo chiede alla Corte Costituzionale di dichiarare che “non spetta alla Regione Veneto – e per essa alla giunta regionale – stabilire, con propria delibera, un regime in deroga all’art. 9 della direttiva 2009/147/CE, in mancanza di requisiti minimi sanciti, nell’esercizio della sua competenza esclusiva in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, dal legislatore statale, contravvenendo alle disposizioni della normativa comunitaria”.