Nella nota di ieri del Presidente dell'Anuu Marco Castellani è stata citata la recente sentenza della Corte dei diritti Umani di Strasburgo in cui si riconosce esplicitamente il valore ambientale, economico e sociale dell'attività venatoria.
Con sentenza datata 20 gennaio 2011 la Corte Ue dei Diritti Umani ha rigettato il ricorso di Gunter Hermann, un cittadino tedesco che rivendicava la possibilità opporsi all'ingresso dei cacciatori terreni di sua proprietà in quanto contrario alla caccia per motivi etici .
Hermann era ricorso senza successo alla Corte costituzionale federale tedesca dopo essersi visto rifiutare la possibilità di rinunciare all'adesione all'associazione che gestisce l'attività venatoria sul territorio (cosa che obbliga i proprietari ad accogliere i cacciatori). La Corte tedesca non ha nemmeno esaminato la denuncia considerando che la legge federale sulla caccia ritiene un presupposto fondamentale ai fini della conservazione faunistica e ambientale quello di tollerare l'attività venatoria.
Posizione appoggiata anche dalla Corte europea dei Diritti dell'Uomo che ha ammesso come le finalità delle disposizioni in questione siano strettamente necessarie a mantenere le popolazioni faunistiche sotto controllo e che quindi questo sia un presupposto nell'interesse generale della comunità. La Corte ha concluso che non vi è stata nessuna violazione dei diritti dell'uomo e che le associazioni venatorie sono istituti di diritto pubblico, a cui spetta il controllo dell'attività venatoria.
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