Se per gonfiare il numero dei decessi a caccia la
Lac ha incluso consapevolmente tutti gli infausti eventi dovuti a
cause naturali, l'associazione
Vittime della Caccia usa un altro stratagemma, che riteniamo sia altrettanto fuorviante. Con l'escamotage di includere nei conteggi anche tutti gli episodi che comportano
ferite (anche lievi) e gli incidenti gravi causati da “armi da caccia” (e, attenzione, non causati da soli cacciatori), l'associazione ottiene il numero esorbitante di
141 “vittime”: ovvero 53 morti (di cui “solo” 25 in ambito venatorio) e 88 feriti. Pur distinti dal Dossier in due diverse categorie (
ambito “venatorio” ed “ambito extra venatorio”), è la somma complessiva che mira a rimanere impressa nell'immaginario collettivo, anche se la seconda categoria con la caccia nulla ha a che fare.
Crediamo che questo genere di propaganda, basata sullo “strillo” di numeri sapientemente aggregati per colpire un pubblico distratto, fortunatamente inizi a non convincere. Non a caso le più importanti agenzie riportano anche la replica di Federcaccia, che ha portato in evidenza il tentativo di queste associazioni di far passare l'attività venatoria come un pericolo sociale, trascurando il fatto che ogni anno si registra un enorme numero di incidenti in altre attivit�che si svolgono all'aria aperta, universalmente considerate innocue. I numeri del 2010 parlano da sé: 53 decessi fra i cercatori di funghi; 127 per la balneazione; 64 fra gli escursionisti e oltre 30 fra gli amanti dello sci. Per non parlare degli incidenti stradali che coinvolgono pedoni e ciclisti, cifre che toccano le migliaia di unità ma che non vengono assolutamente prese in considerazione.
Federcaccia, scrive il Corriere della Sera trova “inaccettabile un uso così smaccatamente strumentale delle disgrazie occorse durante la stagione trascorsa e delle quali frange estreme di un animalismo delirante arrivano a gioire pubblicamente su blog e forum”. Federcaccia, fa presente l'agenzia Dire, ha poi invitato i rappresentati delle associazioni ambientaliste a dissociarsi da “una deriva animalista che nulla ha a che fare con la corretta fruizione, gestione e conservazione della fauna e dell'ambiente". Sarà un caso che all'Associazione Vittime della Caccia sia venuto meno questa volta l'apporto della Brambilla, che ha mancato l'evento per “impegni istituzionali”?