Riceviamo e pubblichiamo:
Si è da poco conclusa l’ennesima stagione venatoria e, come è lecito, i cacciatori sono stati completamente presi dalla propria passione. Nell’arco temporale della stagione venatoria altre figure, strettamente collegate alla caccia, hanno proseguito il loro iter naturale. Una fra tutte è l’ISPRA ex INFS (Istituto Superiore per la Protezione la Ricerca Ambientale). Questo Ente infatti nel dicembre del 2010 ha pubblicato un “grazioso” volume atto a censire la biologia e la conservazione della specie Turdus intitolato per l’appunto I TORDI IN ITALIA.
Partendo dai dati morfologici delle varie specie di Tordi presenti nel nostro Paese, si passa ad analizzare gli aspetti gestionali in relazione alla normativa che li tutela, le forme di caccia e l’ambiente. Finita questa parte nel libro troviamo una serie interessante di dati che permettono in modo ancora più esaustivo di analizzare la specie in oggetto: si va dalla cattura dei richiami vivi, all’analisi dei criteri per i carnieri giornalieri, dalla distribuzione dei tordi inanellati all’estero e poi catturati in Italia, ai vari monitoraggi (in particolare in Toscana) sulle ali dei tordi incernierati nel periodo 2001 – 2005.
Bisogna oltretutto precisare che questo studio è stato possibile per una stretta collaborazione tra ISPRA e ARCICACCIA TOSCANA, collaborazione che si è avvalsa di risorse umane e finanziarie.
Partendo da tutti questi dati, di sicuro interesse per valutare la salute della specie, l’ISPRA si sofferma in particolar modo (?) sulla questione della migrazione in cui evidenziamo i seguenti passi:
…”Sulla base delle informazioni disponibili, tuttavia, si deve ritenere che l’inizio dei movimenti di ritorno per il Merlo e il Tordo bottaccio siano più precoci rispetto a quanto indicato dalla Commissione Europea (si vedano i paragrafi “Movimenti migratori in Italia” per le rispettive specie). Per questo sarebbe auspicabile un’anticipazione della chiusura al 15 dicembre nel caso del Merlo e al 31 dicembre nel caso delle altre specie. L’opportunità di prevedere il termine della stagione venatoria al 31 dicembre anche per il Tordo sassello e la Cesena scaturisce da ulteriori motivazioni di natura tecnica, legate:
– all’esigenza di limitare la mortalità durante lo svernamento, quando le condizioni ambientali diventano più difficili e gli animali risultano più vulnerabili;
– all’esigenza di evitare un differenziamento delle date di apertura e di chiusura della stagione venatoria nel caso di specie simili che vengono cacciate con modalità analoghe…”
Figura 1 - Indicazioni fornite dalla Commissione Europea relative al periodo di migrazione pre-nuziale (in azzurro) e di riproduzione (in rosso), in viola la sovrapposizione tra i due periodi (Fonte: ISPRA – I Tordi in Italia)
Stante a quanto asserisce l’ISPRA i Tordi arrivano in Italia per poi, nel giro di un mese o poco più, ripartire. Ora che qualche tordo ami la “villeggiatura” ci può anche stare ma abbiamo sempre sentito parlare di “periodo di svernamento” , cioè il momento in cui un animale una volta effettuata la migrazione si sofferma nei territori atti a passare l’inverno per poi lasciarli nel periodo di riproduzione.
Nel nostro Paese la possibilità di stabilire stagioni di caccia differenziate a livello regionale per gli uccelli migratori non risponde a criteri biologici e tecnici accettabili, stante la rapidità con la quale i fronti di migrazione attraversano l'intero territorio italiano; ciò è particolarmente evidente durante la migrazione prenuziale, la quale è generalmente assai più veloce di quella post-riproduttiva. Allora la domanda che noi ci porgiamo è questa: se secondo l’ISPRA la migrazione pre-nunziale è più veloce di quella post-nunziale e, inizia addirittura a fine dicembre (e quindi dovrebbe esaurirsi in un mese massimo un mese e mezzo), come mai dai loro stessi dati di ricatture si hanno picchi non indifferenti a fine febbraio, inizio marzo ?
E ancora, come mai l'analisi dei dati di 40 anni di ricatture guardando i grafici dei dati che provengono dall'allegato (atlante delle migrazioni pubblicazione ISPRA del 2008 ) vanno in direzione opposta ?
Analizzando i grafici si può notare che le fasi biologiche sono definite chiaramente e per il Bottaccio lo svernamento finisce la 1 decade di febbraio e inizia da lì la migrazione post-nunziale nei territori atti alla riproduzione.
Poi per non parlare del fatto che tutti i dati delle Nazioni mediterranee vanno in direzioni opposte.
L'analisi di documenti di recente pubblicazione sia di ISPRA( Atlante delle migrazioni parte 2 , pubblicazione del 2008 e definita come di "pregio"), sia di LIPU (valutazione avifauna italiana vol. 2, pubblicazione del 2010 per il Min. dell'Ambiente), pur nei commenti riproponendo come data ultima il 10 gennaio (data inizio migrazione pre-nunziale) nell'analisi analitica dei dati di ricattura indicano come periodo di inizio della migrazione (es. Tordo Bottaccio) la prima decade di Febbraio( vedasi Atlante delle migrazioni pag. 229 fig.3 ) grafico dove sono chiaramente suddivise le vari fasi biologiche , confermata per altro anche nel commento presente nella stessa pagina:
"A fronte di una fortissima concentrazione di dati in Lombardia e Veneto, si registra una buona copertura geografica anche del resto della penisola, della Sardegna e di una serie di piccole isole tirreniche. La massima parte delle catture si riferisce alla migrazione autunnale, che ha luogo tra fine settembre e fine novembre," mentre il passo di ritorno", numericamente ben più modesto per quanto concerne i dati di inanellamento, "ha luogo a partire da FEBBRAIO, come suggerito anche dall'andamento dell'indice di abbondanza".
Commento per altro presente anche nel testo LIPU pag. 351 cap. 4. Si pone allora anche la problematica della corretta definizione del periodo di svernamento (periodo cacciabile) che con l'interpretazione ISPRA si ridurrebbe a circa un mese e mezzo (se la migrazione post- nunziale a termine nella terza decade di novembre e la migrazione pre-nunziale ha inizio a fine dicembre) si avrebbe un periodo di svernamento di solo tre o quattro decadi, teoria non confutabile in nessun testo di ornitologia e smentita dalla stessa ISPRA (Atlante delle migrazioni pag. 223 fig. 9) dove è chiaramente riportato tale periodo .
Altro motivo di riflessione sono i dati italiani rapportati con gli altri stati dell'area mediterranea:
FRANCIA: per la Francia l'inizio della migrazione pre-nunziale è fissata (dati KC) alla 1 decade di febbraio
SPAGNA: per la Spagna l'inizio della migrazione pre-nunziale è fissata ( dati KC) alla 3 decade di gennaio
GRECIA: per la Grecia l'inizio della migrazione pre-nunziale è fissata (dati KC) alla 2 decade di febbraio
La differenza più evidente però salta agli occhi quando si analizzano i dati che i francesi utilizzano per la Corsica, regione a noi geograficamente vicina e praticamente equivalente morfologicamente alla nostra Sardegna: gli studi dei francesi (condotti in 15 anni di ricerche con stazioni bio- acustiche rilevano come data di inizio della migrazione pre-nunziale la terza decade di febbraio, allora ci si chiede come è possibile che a pochi KM di distanza vi sia una differenza di ben 4 decadi ?
Il tutto è consultabile nei seguenti link:
Considerando che la guida interpretativa alla direttiva uccelli permette la tolleranza di una decade di sovrapposizione sulla data individuata dai KC, e che le specie di turdidi cacciabili in Italia non rientrano in quelle minacciate (no-spec) e che tali specie hanno un trend stabile o in aumento e, alla luce delle ragioni sopraesposte, si ritiene compatibile come data di chiusura del prelievo venatorio ai turdidi quella indicata nella legge statale 157/92 art. 18 (31 gennaio) , auspicando chiarimenti da parte dell'ISPRA e una maggiore uniformità di stesura dei calendari riguardo agli altri stati europei del bacino del mediterraneo.
Per chi non avesse voluto leggere il tutto possiamo riassumere in poche parole il contenuto: l’ISPRA con la pubblicazione dello studio “I Tordi in Italia” chiede di valutare se alla luce dei dati in suo possesso non sia auspicabile la chiusura della caccia a questa specie alla data del 15 Dicembre.
Se facciamo i classici “conti della serva” possiamo subito notare delle storture a di poco clamorose. Una su tutte è che l’Ispra contraddice se stesso, se nel 2008 considera accettabile come data ultima di chiusura il 10 Gennaio ci chiediamo come sia possibile che nel 2010 si venga a “consigliare” il 15 Dicembre, come può affermare che il periodo di svernamento duri solo un mese o un mese e mezzo quando in nessun testo di ornitologia è presente un dato al riguardo. Ancora più assurdo è il confronto tra i nostri cugini d’Oltralpe e l’Italia: 4 decadi di differenza cioè 40 giorni ad una manciata di km!!!
Ci perdonerà l’ISPRA se nutriamo dei forti dubbi sulla qualità dei propri studi, ma un vecchio detto dice che “A pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Ci auguriamo che questo ente pubblico, il quale nutre il nostro rispetto per il lavoro che effettua, non cada nella tentazione pseudo-animalista anticaccia che l’Italia sta vivendo, sarebbe una cosa gravissima. Facciamo notare a questo istituto che la direttiva europea volutamente non fornisce date precise di apertura e chiusura, ma solo archi temporali che gli Stati membri devono adottare “interpretando i dati” e usufruendo della “Guida interpretativa” emanata dall’UE.
Lo stesso ISPRA ci fa riflettere sulla effettiva qualità del personale adottato: le parole svernamento, spostamenti erratici non possono assolutamente venir interpretati come l’inizio del periodo pre-nuziale.
Un’ultima battuta la lasciamo per l’Associazione venatoria che ha contribuito fisicamente e finanziariamente alla raccolta dati e alla stesura di questa pubblicazione, cioè l’ARCICACCIA. Ponendo come punto fermo la libertà e soprattutto la pregevole iniziativa di questa associazione nel collaborare con l’ISPRA ci lascia perplesso il non aver fatto rilievi sui dati elaborati dall’ente a proposito di chiusure e aperture. Ci vengono in mente tante risposte, da quella politica a quella di comodo, strani patti fra Associazioni per avere qualcosa in cambio…
I cacciatori leggono e sono un popolo pensante e dobbiamo ringraziare quegli amici cacciatori che ci hanno fatto avere questi dati (E.A e A.C., che meriterebbero di essere inseriti nei quadri dirigenti delle proprie Associazioni per preparazione tecnico-legislativa) per fare poi le nostre considerazioni; troppo spesso infatti siamo arrivati a “cose fatte” o, ad onor del vero, siamo rimasti a volte inermi ai segnali che qualcuno ci ha inviato. Questa volta cerchiamo TUTTI di iniziare per tempo a farci sentire! Noi ci rivolgeremo con urgenza a FACE ITALIA, perché questa è la battaglia importante su cui lavorare; un ulteriore e ingiustificato impoverimento dei calendari venatori avrebbe effetti dirompenti su tutto il popolo dei cacciatori italiani!
Luca Stincardini e Stefano Tacconi – ANLC Umbria