Riceviamo e pubblichiamo:
Nei giorni scorsi, via web, è stato reso pubblico il rapporto dell’Ispra su “I tordi in Italia” e che, prossimamente, sarà oggetto di una presentazione ufficiale. Sul rapporto sono state innescate polemiche strumentali e fuori luogo che non meriterebbero risposta poiché ad attivarle sono quelle parti del mondo venatorio responsabili dell’attuale situazione di caos e di conflitto per la caccia del nostro Paese e che ora cercano, sulle falsità, un barlume di visibilità e di tentare di strappare qualche effimera tessera associativa. Riteniamo però necessario fare alcune considerazioni rivolgendoci direttamente ai cacciatori perché possano maturare il loro libero pensiero sulla base della conoscenza dei fatti:
1) la pubblicazione è stata commissionata dall’Arcicaccia Toscana all'ISPRA già da alcuni anni, anche a seguito di un interessante progetto ideato e voluto dalla nostra Associazione, sulla raccolta di ali di turdidi (i cui risultati sono riassunti anche nel volume) a dimostrazione di quanto possa essere utile il coinvolgimento dei cacciatori migratoristi per monitorare e gestire l'avifauna.
2) Come committente di un rapporto esclusivamente scientifico, abbiamo lasciato all’Ispra totale libertà nello svolgimento del lavoro e tantomeno abbiamo cercato di chiedere omissioni o manipolazioni di dati e di pareri per cercare di trarne qualche vantaggio associativo; l'ISPRA (ex INFS) è l'Ente di ricerca più importante ed autorevole del Paese al quale la legge affida il compito di operare in via esclusiva quale organo scientifico e tecnico di ricerca e consulenza per lo Stato, le Regioni e le Province; peraltro a quanto ci risulta è l'unico in possesso di dati utili alla realizzazione di un lavoro moderno e innovativo di cui come Arcicaccia Toscana sentivamo il bisogno. La produzione di letteratura scientifica sull’avifauna migratrice in Italia, infatti, risulta molto lacunosa a differenza di quella afferente la fauna stanziale e gli ungulati che è davvero significativa.
3) Letto il rapporto l’Arcicaccia Toscana ha deciso, nel rispetto dell’autonomia che occorre sempre garantire all’autorità scientifica anche quando i risultati possono risultare scomodi, di non entrare nel merito dei dati prodotti dall'ISPRA anche in relazione al fatto di non aver a disposizione competenze e conoscenze per esprimere valutazioni tecnico-scientifiche a differenza di quanti lo fanno per sentito dire o perché rispondono ad interessi di parte, anche di natura economica o politico/associativa. Di contro se avessimo avuto quei dati scientifici avremmo deciso di produrre in proprio il rapporto sui tordi e tantomeno ci risulta che altri lo abbiano fatto.
4) l’Arci Caccia Nazionale non è parte in causa della questione, non essendo né committente né in altro modo coinvolta nella pubblicazione. Chi afferma il contrario sa di mentire spudoratamente e sa di farlo con lo scopo furbesco di veicolare l’ipotesi che la proposta di anticipazione della chiusura della caccia ad alcune specie risulterebbe avallata dall’Associazione.
5) A coloro che vogliono soffiare sul fuoco della polemica (ad iniziare dalla Liberacaccia che fa insinuazioni di carattere strumentale) diciamo che non siamo sorpresi di questo modo di fare attività associativa e politica. Ai cacciatori però vogliamo dire che da sempre l’Arcicaccia Toscana ritiene che il calendario venatorio, partendo dalle premesse fondamentali di ordine scientifico, debba essere frutto di una giusta mediazione fra le parti sociali (che non sono solo cacciatori e ambientalisti). Così peraltro era stato scritto l’articolo 18 della Legge 157 fino allo scorso anno allorché è intervenuta la Legge Comunitaria voluta da quegli stessi imbonitori che, con una spallata parlamentare, avrebbero preteso l’ampliamento dei tempi di caccia, mentre poi in realtà hanno favorito una clamorosa mazzata sulla testa dei cacciatori come dimostrano le vicende sui calendari venatori della passata stagione e gli “strepitosi” risultati raggiunti (prima che uscisse il rapporto su i Tordi):
Regione Lazio: dieci giorni in meno di caccia alla beccaccia, dieci giorni in più a febbraio per colombaccio, gazza, cornacchia grigia e ghiandaia compensati però dall'apertura posticipata a queste specie al 2 ottobre. Incertezza sul calendario che è stato modificato il 19 gennaio con apposito decreto (sulla cui legittimità nutriamo anche qualche dubbio che speriamo non sia avvalorato da future sentenze del TAR) per riportare la chiusura a turdidi e acquatici al 31 gennaio!
Regione Puglia: posticipazione di 10 giorni dell'apertura agli acquatici; anticipazione della chiusura a turdidi e beccaccia di 10 giorni risolta anche in questo caso con Delibera di Giunta approvata il 18 gennaio, con grave incertezza del diritto per tutti i cacciatori.
Regione Calabria: sospensione della caccia con sospensiva del TAR sul calendario venatorio il 5 novembre; successiva riapertura della caccia l'11 novembre con un nuovo calendario e successivo atto di prolungamento con cui si sono comunque anticipate di 10 giorni le chiusure a tordo bottaccio, cesena e beccaccia
Regione Sicilia: chiusura della caccia alla beccaccia il 31 dicembre; chiusura della caccia ai turdidi il 15 gennaio 2010.
6) La chiusura della caccia a nostro avviso deve essere fissata alla data del 31 gennaio, perché coinvolge numerose specie con caratteristiche diverse e con diverso sfruttamento venatorio e perché il concetto di caccia per tempi e per specie non sempre risulta adeguato a garantire i giusti equilibri sulla gestione del patrimonio faunistico. Primo, per alcune problematiche legate alla Direttiva Europea e alla sua applicazione che tanti contenziosi ha causato in tutta Europa; secondo perché conoscevamo e conosciamo i Key Concepts relativi all'Italia. C'è poi l'aspetto pratico di evitare il concentrarsi della pressione venatoria su poche specie in un periodo anche difficile dell'anno.
7) Anziché puntare l’indice su quelle tre pagine del volume dell'ISPRA relative ai tempi di caccia di alcune specie sarebbe bene che coloro i quali sollevano strumentalmente polemiche di corto respiro, facessero autocritica - se vi riescono - sul fatto che i loro proclami, perché così alla fine si sono rivelati, hanno prodotto uno scontro sull’applicazione di norme che, allo stato dei fatti, si sono rivelate un vero e proprio boomerang.
In realtà le polemiche nate dopo l'uscita del volume servono solo a far dimenticare in fretta il fallimento di tutti coloro che promettendo febbraio ora hanno fatto perdere numerose decadi di caccia per diverse specie con l'aggiunta della presentazione di una nuova proposta di legge che chiede l'abolizione dell'art. 842, fondamento giuridico della caccia pubblica e sociale in Italia.
8) Segnaliamo che il rapporto non parla esclusivamente di tempi di caccia, tra l'altro sono riportate posizioni NON NUOVE dell'ISPRA, ma di tanti altri aspetti poco conosciuti sui turdidi. In particolare ci permettiamo di segnalare ai lettori alcuni interessanti dati sui carnieri, sul monitoraggio delle ali dei capi abbattuti, sul riconoscimento dell'età, sullo status e sui trend delle varie specie che per fortuna risultano complessivamente buone.
9) I dati scientifici proposti dall'ISPRA nel volume sono di completa responsabilità dell'ISPRA così come le considerazioni che ne derivano. Ricordiamo che sono gli stessi dati che negli ultimi anni l'Istituto ha più volte proposto. Coloro, singoli o Associazioni, che hanno titoli e dati scientifici seri per confutare le tesi dell'ISPRA si facciano presto avanti. Ne saremmo estremamente contenti visto che siamo un’Associazione che da sempre ha molto a cuore la gestione del patrimonio faunistico.
10) Facciamo infine presente che il recente documento redatto dall'ISPRA sulle linee guida per i calendari venatori, a seguito della nefasta approvazione delle modifiche all'art. 18 della 157, si muove già nel solco di una indicazione di carattere generale che va oltre le ipotesi di riduzione ricomprese nel rapporto sui Tordi. Ciò dimostra, anche per queste ragioni, che il calendario venatorio è un momento di mediazione fra esigenze di carattere diverso, e che per tali motivi la nostra Associazione ritiene che esso debba esulare da considerazioni esclusivamente di carattere tecnico-scientifico.
L’Arcicaccia Toscana continuerà a lavorare favorendo il massimo della trasparenza e contrastando qualsiasi strumentalizzazione, soprattutto quando derivano da coloro che certo non possono vantare il raggiungimento di risultati virtuosi per l’interesse dei cacciatori.
11) Concludiamo questa nostra riflessione con un appello rivolto alla ragionevolezza ed al buon senso: TUTTO IL MONDO VENATORIO RESPONSABILE, A PARTIRE DALLA FEDERCACCIA NEL SUO RUOLO DI ASSOCIAZIONE MAGGIORITARIA, CONTRIBUISCA A RIFONDARE UNA NUOVA STRATEGIA E UNA NUOVA ALLEANZA che sappia liberare i cacciatori italiani dall’abbraccio mortale di una cultura associativa velleitaria che da sempre ha contribuito a spingere la caccia nell’isolamento e nell’autoreferenzialità.
Il tempo è ora. E’ arrivato il momento di decidere.
Arcicaccia
Comitato regionale della Toscana
Firenze, 1 marzo 2011
I tordi in Italia - Biologia e conservazione delle specie del genere Turdus.
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