Durante gli Stati Generali della caccia in Francia la FNC, (Federazione nazionale dei cacciatori) ha presentato i risultati di un'indagine realizzata su un campione di oltre 10 mila cacciatori per sondare le loro opinioni. Ai cacciatori, raggiunti in forma anonima attraverso un questionario su internet, sono state sottoposte 20 domande sui propri valori e sulla situazione della caccia in Francia.
Si scopre così che il 53 per cento dei cacciatori francesi (stando a questo vasto campione sicuramente indicativo della categoria) si dichiara favorevole ad accettare la presenza di un numero maggiore di cacciatori nel proprio territorio, che la maggioranza approva la pratica dei ripopolamenti (80%) e l'approccio prevalentemente gestionale degli ungulati. Ritiene la regolamentazione della caccia una necessità per la gestione delle specie cacciabili (55 per cento), pensa che le regole non siano un ostacolo per la pratica della loro passione (62%).
Una vasta fetta del campione (oltre 7 mila cacciatori) ritiene poi utile il lavoro dell'ufficio nazionale della caccia e della fauna selvatica (corrispondente alla nostra Ispra) ma anche quello svolto dalla Federazione, soprattutto nei Dipartimenti e nelle sedi locali. Per i cacciatori le associazioni devono soprattutto rafforzare la ricerca scientifica sulle varie specie oggetto di caccia e puntare su una migliore formazione del mondo venatorio, oltre che incentivare accordi con il mondo agricolo.
La stragrande maggioranza concorda poi nel constatare che la società civile riconosce il valore ambientalista della caccia attraverso la tutela degli habitat e il monitoraggio della fauna selvatica. A conferma di questa percezione, più del 70 per cento del campione afferma che l'opinione in parte negativa nei confronti della caccia è riferibile prevalentemente a comportamenti talvolta irrispettosi nei confronti di proprietari agricoli e della natura (non si parla di concezioni preconcette). Tra le possibili soluzioni prospettate per allontanare queste resistenze, i cacciatori scelgono quella di invitare i non cacciatori ad un pasto a base di selvaggina, privilegiando il consolidamento della disciplina interna per il mantenimento di buoni rapporti con le altre parti sociali.
La maggior parte degli intervistati vede la caccia come “uno stile di vita, una cultura, un patrimonio da trasmettere piuttosto che solo un divertimento o un piacere. Come da noi la maggior parte dei cacciatori ritiene che si spenda più per tasse e rinnovo della licenza che per l'attrezzatura venatoria (lo dice in totale il 69% del campione).